MASSIMILIANO PIANTA SPECIALE INTERVISTE


RISING STARS INTERVISTE SPECIAL GUEST: MASSIMILIANO PIANTA


INTERVISTA: DIETRO LE QUINTE

Diciottesimo appuntamento con Rising Stars Speciale Interviste (MASSIMILIANO PIANTA), il salotto dedicato agli artisti e alle band indipendenti, curato da Arianna Rebel!

L’ospite di oggi, all’interno del nostro format, è MASSIMILIANO PIANTA che ci propone HE BRINGS ME DOWN.

Intervista condotta da Arianna Rebel, la quale si pone, come suo solito, in una versione frizzante e cordiale verso il protagonista di oggi.
La Produzione è curata da Ark.

Info e iscrizioni su 

risingstars@rockandwow.it 

BIOGRAFIA

Ricordo che era un periodo di profonda delusione, quindi, per darmi una scossa, decisi di dedicarmi al canto. Sì, mi piaceva cantare. Mio fratello maggiore portava a casa album degli Skid Row, Motley, Firehouse, The Cult, Halloween, Stryper e altri. Mio padre e mia madre, la domenica mattina, facevano suonare dischi di musica italiana o di opere classiche.

Conobbi un ragazzo che cercava un cantante e in poco tempo mi ritrovai a far parte di una band: i Midian. Una sorta di Dark elettronico cantato in italiano. Non ero bravissimo, ma sentivo che con lo studio e la dedizione avrei potuto fare qualcosa di buono. Questa esperienza durò un paio di anni.

Non mi fermai lì. Successivamente, con un ragazzo del mio paese che suonava la chitarra, decidemmo di formare una band: i Vanity First Pusher. Puro Hard Rock. Ricordo che scrivevamo le canzoni sui marciapiedi.

Tutto ebbe un bel seguito: registrazioni, live allo Zoe, Transilvania live, partecipazione al Glam attack ecc., ma anche qui dopo qualche anno si esaurì una visione comune. Da lì, feci una pausa durata dieci anni a causa di forze maggiori. Mi trasferii nel Pavese dove ora vivo e lavoro come Art Director freelance per il settore farmaceutico.

Nel 2019 ci fu una tragedia: la morte di mio padre. Non posso descrivere il dolore. Eppure quel momento mi diede la forza per ricominciare con la musica. Scrissi una canzone in sua memoria (Father) e una che descrivesse il dolore della famiglia (Ceremony). A quel punto mi convinsi che era il momento di proseguire e raccontare tutto il mio vissuto attraverso la musica.

Nel 2020, con una vecchia conoscenza dei Vanity, decidemmo di formare gli Ares Blinds Charon. Genere Hard Rock con sfumature Gothic. Bellissimo progetto, ottime canzoni e performance sul palco ma anche qui qualcosa non ha funzionato. Si vede che sono destinato a fare il solista :).

Dimenticavo, ai tempi il mio nome d’arte era Kim. Avevo bisogno di trovare un nome per il mio alter ego. Ora Kim è quasi scomparso. Sono semplicemente Massimiliano Pianta. Sto preparando un LP intitolato Monster. Ci saranno 8/10 brani inediti che sto registrando in studio.

Questa è la mia visione legata alla musica. Non seguo nessun artista in particolare. Mi lascio guidare dall’ispirazione.


RECENSIONE
A cura di Luca Di Criscio

Massimiliano Pianta è un cantante e musicista dalla vicenda artistica molto lunga e travagliata. Nel corso degli anni ha fondato numerose band attraverso le quali ha provato a esprimersi come meglio poteva, ma i progetti sono sempre naufragati per le ragioni più disparate. Alla fine, l’artista ha preso la decisione più saggia, quella che gli ha permesso di fare una cesura netta con il passato e rinascere a nuova vita: mettersi in proprio e lavorare da solo. Risultato di questa “arte del levare” è Monster, suo primo album in studio, pubblicato su tutte le piattaforme musicali da alcuni giorni.

Il disco comprende nove tracce, realizzate con la collaborazione di Pat Matone, che permettono di identificare subito lo stile che contraddistingue Massimiliano Pianta, ovvero un approccio sempre in bilico tra hard rock e metal con un occhio di riguardo per i grandi maestri del secondo genere come Black Sabbath e Iron Maiden. Non c’è solo questo nell’album, perché non mancano energiche ballate e momenti in cui a farla da padrone è invece una delicata chitarra acustica. 

I brani contenuti nel disco riassumono gli ultimi anni della vita dell’artista, costellati da tante emozioni sia positive che negative, come dimostra il fatto che la gestazione e la pubblicazione di alcuni di essi abbia avuto inizio nell’ormai lontano 2019, fino ad arrivare poi a quelli scritti e registrati nell’anno corrente. Infatti, le canzoni, prima di essere riunite in questo album, sono state pubblicate singolarmente su YouTube nel corso di questi anni, accompagnate sempre da un caratteristico videoclip, nello stesso ordine in cui compaiono nella tracklist. Ciò vuol dire che l’album comincia con la traccia più longeva tra quelle incise per arrivare poi a quelle più recenti, ripercorrendo così le vicende della vita del musicista in ordine cronologico, come a voler narrare una storia.

Il viaggio all’interno del disco si apre con la delicatissima Father, dedicata dall’artista al padre scomparso e caratterizzata da una preziosissima e sognante chitarra acustica, che sorregge una dolce melodia fischiettata. Si tratta di un brano breve ma estremamente emozionante e toccante, che posto in prima posizione risalta ancora di più configurandosi come un grande omaggio.

Segue un trittico di brani vicini tra di loro stilisticamente, con una partenza sempre affidata ad un intreccio efficace di chitarra acustica ed elettrica per poi esplodere con il fragore delle sole chitarre distorte, ma ognuno contraddistinto da qualche elemento proprio.

Ceremony, presenta un’atmosfera sinistra e nella sua prima parte lascia spazio anche al basso per un riff dai toni lugubri. Dopo un crescendo accompagnato da cori minacciosi, la canzone acquisisce vigore e carattere prima di tornare a richiudersi su sé stessa, concludendosi con il suono inquietante di campane funeree, omaggiando così alcuni grandi classici del metal del passato come Hallowed Be Thy Name o Black Sabbath.

In Vibration, dominano i caratteristici cori dove spicca la presenza di voci basse, ma stupisce a metà del brano una sezione strumentale di raccordo dove a farla da padrone è la chitarra acustica accompagnata da battiti di mani, che proiettano per un attimo l’ascoltatore in uno spettacolo di flamenco. 

Chiude il cerchio La Verità, unico brano in italiano dell’intero disco, fedele al sound caratteristico dell’artista e impreziosita dalla presenza di alcune parti di chitarra solista.

In seguito a Monster Man, brano dalle sonorità cupe per via della voce che sussurra il titolo del brano amplificando ancor di più il suo alone di mistero e inquietudine, Goodbye vi si contrappone con forza grazie a chitarre acustiche dominanti e sonorità maggiormente ampie e luminose. Anche nel momento in cui il brano entra nel vivo e cresce nelle dinamiche, esso mantiene sempre una certa delicatezza e leggerezza rispetto ai brani precedenti. Sorprende sul finale un prematuro fade out, che lascia chiudere il brano alle sole voci a cappella accompagnate da un semplice battito di mani.

Sul finire di questa particolare sezione, semplice e diretta, si inserisce rapida He Brings Me Down, brano che abbiamo già avuto modo di conoscere in precedenza su Rising Stars come biglietto da visita di Massimiliano Pianta. Dotata di un ritmo incalzante, verso la sua metà il brano coglie di sorpresa con un’inedita sezione in downtempo, con un andamento più lento rispetto al precedente incedere del brano, che allenta brevemente la tensione prima di tornare a spingere, creando con questa opposizione una vera e propria cavalcata. 

Spirit Of The Wild, una power ballad dai toni malinconici, ci avvicina verso la conclusione del disco, affidata a Day Of A Loser. Rumori di feedback lasciano presto spazio a una ritmica claudicante con accenti spostati molto particolare e interessante. Brano dagli improvvisi cambi, alla metà presenta una sezione più lenta e rilassata che irrompe inaspettatamente, salvo poi lasciare spazio ad un breve ma energico assolo di chitarra elettrica che ci riconduce verso la sezione principale. La traccia si chiude sulla ripetizione ossessiva del suo titolo sulla base principale della canzone, che conclude quindi in questo modo il disco.

È così che volge al termine la storia di Massimiliano Pianta. Una storia che meritava di essere narrata dal suo protagonista, innanzitutto per il valore catartico che ha assunto per l’artista la realizzazione di questo disco, ma anche per dargli modo di mettere in mostra tutta la sua sensibilità e abilità come autore e musicista. Ora che questo grido liberatorio è finalmente disponibile per l’ascolto ovunque, siamo sicuri che l’artista non abbia intenzione di fermarsi qui e continuare su questa strada, che finalmente gli sta conferendo stabilità. Nel frattempo, tuttavia, non ci resta che goderci Monster.

INTERVISTA PER ROCKANDWOW

La redazione di Rockandwow ha ospitato, nel salottino virtuale dedicato agli artisti di Rising Stars, un altro protagonista degno di nota.

Ospite indiscusso in questo speciale interviste è Massimiliano Pianta, che ne ha rilasciate ben due distinte: una audio e una scritta.


  1. Quali sono le vostre principali influenze musicali e come le incorporate nel vostro stile?

    Il primo artista che mi ha folgorato in adolescenza è stato Jim Morrison, con il passare del tempo, la venerazione per Jim si è divisa tra i The Cult, Skid Row, Stryper, Firehouse, Marilyn Manson, Pantera, Placebo, Suede, musica classica and more.. Penso di essermi avvicinato a tantissimi generi.

  2. Cosa vi ispira a scrivere le vostre canzoni e quali sono i temi ricorrenti nei vostri testi?

    Se devo scrivere il testo di una canzone dove è solo presente la chitarra, seguendo il flusso, provando diverse melodie e tempi di esecuzione. Di solito compare una parolina magica e da li faccio girare tutta la storia. Quando scrivo per me dipende dallo stato d’animo ma poi il processo creativo è identico al precedente. Se scrivo devo essere libero da schemi o da generi musicali. Non seguo nessun esempio di scrittura.


  3. Come vi preparate per i vostri concerti e quali sono le vostre routine pre e post show?

    Tanto studio e prove tra movimenti, sguardi, intenzioni. Anche se poi live è tutta un’altra storia. Nella settimana del concerto, mi sveglio presto e vado in piscina, dove a mente, mentre nuoto, mi ripeto tutte le canzoni.

  4. Qual è stata la vostra esperienza più memorabile sul palco e perché?

    Tutte le date sono memorabili ma in particolare 1 anno fa quando ho suonato a Milano dopo 10 anni di pausa. Top!

  5. Quali sono i vostri progetti futuri e quali sono le vostre ambizioni artistiche? 

    A settembre esce il mio primo LP con un video legato all’ultimo brano che ho registrato (Day of a Loser). Lo pubblico sui vari canali social e streaming e poi si parte con qualche live. Non troppi. Pochi ma mirati, cercando di creare degli eventi ad hoc.

  6. Come vi tenete aggiornati sulle ultime tendenze musicali e come le incorporate nella vostra musica? 

    Le ultime tendenze a parer mio sono la coda di un’era magica per la musica che seguo. Mi piace ascoltare band emergenti perchè non sono influenzate da schemi o da prodotti a tavolino. Ancora non è scattato il colpo di fulmine per qualcuno in particolare. Speriamo in bene!

DISCOGRAFIA

POISON BLACKOUT SPECIALE INTERVISTE


RISING STARS INTERVISTE SPECIAL GUEST: POISON BLACKOUT


INTERVISTA: DIETRO LE QUINTE

Diciassettesimo appuntamento con Rising Stars Speciale Interviste (POISON BLACKOUT), il salotto dedicato agli artisti e alle band indipendenti, curato da Arianna Rebel!

Gli ospiti di oggi, all’interno del nostro format, sono i POISON BLACKOUT che ci propongono BLOOD N’SINS.

Intervista condotta da Arianna Rebel, la quale si pone, come suo solito, in una versione frizzante e cordiale verso il protagonista di oggi.
La Produzione è curata da Ark.

Info e iscrizioni su 

risingstars@rockandwow.it 

BIOGRAFIA

I Poison Blackout sono una rock band indipendente originaria di Bergamo, attiva da diversi anni nella scena nazionale.

Il loro brano di esordio “Silence” rimane primo in classifica su diverse radio del territorio nazionale. La première del singolo “One Love” è stata pubblicata in esclusiva per Metal Hammer. Il brano “Not Fair” è stato presentato sul prestigioso palco dell’Ariston in occasione della finale di Sanremo Rock.

A Novembre 2021 pubblicano il loro primo album ufficiale “Inner Shelters And Starry Skies”, distribuito da Artist First.

Grazie alla partecipazione, su palchi storici ed eventi importanti, tra Milano, Genova e Torino, la band ottiene un’impennata di ascolti e comincia ad affermarsi specialmente nel nord Italia.

A Gennaio 2023 pubblicano un nuovo EP, intitolato “Blood n’ Sins”.

Federico Carbone (cantante, songwriter, e polistrumentista) è l’unico membro fisso della line up.


RECENSIONE
A cura di Luca Di Criscio

“Blood ‘N’ Sins” è la title track dell’ultimo EP dei Poison Blackout, una band rock indipendente, originaria di Bergamo, attiva dal primo decennio del 2000.

L’atmosfera cupa e inquietante del brano, è creata dai suoni di tastiera, dal ritmo serrato della batteria elettronica e dal pulsare del basso. Questo permette all’ascoltatore di introdursi nel mondo sonoro del gruppo.

A rompere il clima di tensione, arriva una chitarra elettrica distorta. Questa dà forza e vigore alla base musicale, sulla quale si sovrappone la voce del leader Federico Carbone. Da sottolineare che questo elemento è fondamentale per le dinamiche del brano. Infatti sa variare la sua intensità e ruvidezza tra strofa e ritornello, quest’ultimo particolarmente energico e coinvolgente, dove la canzone raggiunge il suo culmine.

La canzone si chiude con una coda sorprendente. Infatti entra una sezione di archi che accompagna la voce filtrata, che sembra affondare negli abissi di un oceano.

Con questa traccia d’apertura del loro ultimo EP, i Poison Blackout stupiscono e conquistano. Brano potente e di grande impatto, che invita ad ascoltare subito il loro ultimo lavoro in studio

INTERVISTA PER ROCKANDWOW

La redazione di rockandwow ha ospitato, nel salottino virtuale dedicato agli artisti di Rising Stars. In questo speciale interviste i Poison Blackout, hanno rilasciato ben due interviste distinte: una audio e una scritta, che sono qui riportate.

1. Quali sono le vostre principali influenze musicali e come le incorporate nel vostro stile?

La nostre fonti di ispirazione principale, sono le band che ascoltiamo ogni giorno, sebbene ognuno di noi preferisca nicchie diverse. Spesso confluiamo su artisti importanti come Linkin Park, Bring Me The Horizon, Deftones, e affini. Ma anche sound più ricercati (stil The Contortionist), e riff iconici di varie band che possono spaziare tranquillamente dai Pantera fino ai Korn. Se dovessi fare un paragone con una band famosa che opera pressochè come noi, potrei dire i Papa Roach.

2. Cosa vi ispira a scrivere le vostre canzoni e quali sono i temi ricorrenti nei vostri testi? 

Cosa mi ispira: le cose di tutti i giorni, sembra una risposta un po’ macro, ma alla fine è questo. Non faccio delle super ricerche per creare poemi o poesie, ma parlo di cosa mi succede, di come mi sento, cose del genere. La musica è letteralmente la mia valvola di sfogo. C’è il nostro primo album “Inner Shelters And Starry Skies” che ha come peculiarità il fatto che ogni canzone tratti un’emozione specifica ad esempio. L’ultimo EP pubblicato “Blood n’ Sins” invece è letteralmente un bacino di rabbia che esplode in ogni brano.

3. Come descrivereste il vostro processo creativo e come collaborate tra di voi? 

Scrivendo da solo, la collaborazione con i miei musicisti avviene solitamente quando la canzone è già pronta all’80-90%. Metto giù accordi, melodie, idee per i groove di batteria e per eventuali, soli presenti nella canzone. Poi insieme agli altri ragazzi vediamo di sviluppare queste parti mancanti, di modo che possano accompagnare il brano nella maniera più coesa possibile.

4. Qual è il vostro pubblico ideale e come interagite con i vostri fan? 

Credo che il concetto di pubblico ideale sia molto utopico. Cerchiamo di avvicinare gente che ha più o meno i nostri stessi gusti, o che ascolta band simili a quelle a cui ci ispiriamo. Cerchiamo di interagire con loro tramite i social, specialmente Instagram. La cosa più bella comunque rimane, interagire con il pubblico dal vivo, magari mentre stai suonando. Per questo cerchiamo di portare sempre uno show molto coinvolgente ed empatico.

15. Come avete sviluppato il vostro suono distintivo e come lo descrivereste? 

In realtà non lo so. Mi hanno fatto più volte i complimenti per aver creato un’identità, con sonorità uniche riconducibili alla band. La verità è che quando scrivo lascio, che sia il mood a decidere che direzione prenderà il brano. Ritengo che i generi servano per lo più a chi scrive di musica, per catalogare e analizzare i brani. Io la musica devo “solo” farla, perciò non mi pongo il problema se un brano suoni più rock o più pop, farò ciò che è più giusto in quel momento per esprimere me stesso.

6. Quali sono le vostre canzoni preferite da eseguire dal vivo e perché? 

Domanda tosta, nel senso che mi piacciono tutte in verità. Spesso, tra un inedito e l’altro, eseguiamo cover ri-arrangiate. È bello vedere la persona nel pubblico, che conosce il brano, gasarsi e cantare con noi.
Per quanto riguarda i nostri brani, potrei dirti “The Others”, non tanto per l’esecuzione, ma per come la presento. Ci tengo sempre a invitare il pubblico ad ascoltare il testo, perché è una canzone per tutti noi. Parla di essere sempre sé stessi e non avere paura dei pregiudizi altrui, di essere fieri di essere ciò che siamo, senza vergognarci.

7. Come vi tenete aggiornati sulle ultime tendenze musicali e come le incorporate nella vostra musica? 

Sono un grandissimo consumatore di musica. Per quanto non sia un fan di Spotify, non posso negare il forte impatto che ha avuto su noi fruitori. Spesso seguo artisti che mi piacerebbe conoscere, o che magari non ho mai ascoltato seriamente. Oppure mi creo playlist con brani che ritengo interessanti, di artisti totalmente sconosciuti. Questo fatto dell’incorporare le influenze nella propria musica, penso sia dunque una semplice conseguenza. Delle volte sento un suono che mi piace, provo a riprodurlo e se funziona, lo conservo, magari per il prossimo brano e così via.

8. Parlateci del nuovo album/singolo.

Il nostro nuovo EP, dal titolo “Blood n’ Sins”, pubblicato in totale indipendenza a Gennaio 2023, è composto da tre tracce. Queste sono caratterizzate da un sound che stravolge completamente i paesaggi sonori, che i fans si erano abituati ad ascoltare. 

Ci troviamo di fronte a un muro di suoni intrisi di rabbia. Uno tsunami di chitarre e suoni distorti che travolgono l’ascoltatore, immergendolo in un viaggio introspettivo, della durata di circa 11 minuti. Ascolto in cuffia consigliatissimo.

L’identità sonora (ma anche quella grafica che ha accompagnato la pubblicazione) ricorda molto i primi anni 2000. Questo EP è un concentrato di tutte le emozioni negative, assorbite durante il 2022. Queste, volutamente trasformate in musica a mo’ di terapia, recuperando una parte delle origini della band, dove tutto è iniziato. 


DISCOGRAFIA