Rising Stars P.ta 7
La redazione di RoCkAnDwOw è lieta di presentare il nuovo programma radiofonico “RISING STARS”. Il Format è rivolto a tutti gli artisti e band liberi o etichetta indipendente che hanno voglia di far conoscere la propria musica in giro per il web (e non solo). Rising Stars P.ta 7
Ogni puntata sarà disponibile su tutte le piattaforme streaming musicali (Rising Stars P.ta 7) è disponibile su Spotify, Apple Podcast, Google Podcast, Amazon Music, Audible, Podbean App, Tuneln + Alexa, iHeartRadio, Player FM, Listen Notes, Samsung) con appuntamenti cadenzati mensili.
COSA ASCOLTEREMO
In questo settimo episodio fanno ingresso nella rotazione RoCkAnDwOw gli Inner Skin band di caratura internazionale che ci regala un pezzo dalle sonorità Grunge e per rimanere in tema ci sono gli Hollywood Groupies, gruppo heavy metal ligure dalla consolidata e ultradecennale attività in studio e dal vivo.
La play list continua con i Bohemian Karma, Hot Blood Spirit, Glitch e Pilaf musicista piemontese che si è posto l’obbiettivo di rivisitare alcuni dei più celebri jingle pubblicitari e sigle di film e telefilm italiani degli anni 80 e 90 in chiave punk.
Tornano i Woda Woda con un nuovo estratto dall’ EP “Ruvido” e per chiudere il cerchio ascolteremo Joe Vs Fadeout giovane artista che ci porta una sorprendente cover di “Children” brano di Richard Miles.
Concludendo, non ci resta che metterci comodi, alzare il volume ed ascoltare la nuova puntata di Rising Stars P.ta 7.
Tutte le recensioni presenti in questo articolo sugli artisti in play list sono curate da Luca Di Criscio e da Nicola Morini.
LA PLAYLIST di Rising Stars P.ta 7
- Inner Skin – Whispers
- Hollywood Groupies – Just Like You
- Bohemian Karma – Saturday Night Pollution
- The Hot Blood Spirit – Kids Are Lost in Lonley Places
- Glicth – Just a Few Hours
- Pilaf – Grandi Magazzini
- Woda Woda – Guerriero
- Joe Vs Fadeout – Children
LOCANDINA UFFICIALE
INNER SKIN
Pubblicato il 20 marzo 2019, “Whispers” è il singolo di debutto degli Inner Skin, band romana di stampo alternative rock fondata nel 2018 dal cantante e autore dei brani Alberto Frasson e coadiuvata dal produttore artistico Fabio Trentini.
Un dinamico incastro di batteria e chitarra elettrica apre questo primo brano degli Inner Skin, che, per far fede al nome del gruppo, si propone di scavare nell’interiorità dell’individuo per scovarne i desideri. Così, al grido “I just want to be this way”, il brano si getta in un ritornello in cui le volontà di autodeterminazione e realizzazione vengono palesate con forza.
WISPERs
Il brano trasmette un’energia importante, realizzata in modo essenziale e senza troppi orpelli, ma estremamente efficace, con sonorità che molto devono al grunge e in generale al panorama musicale internazionale degli anni 90. Tra sezioni come il ritornello, che rimanda subito ad alcune atmosfere tipiche dei Foo Fighters, e momenti strumentali in cui la chitarra solista si prende la sua parte, riportando alla mente il suono tipicamente distorto e tagliente di Matt Bellamy dei Muse, il brano si chiude con la promessa di conquistare i propri desideri.
La traccia procede con un andamento sempre sostenuto e vivace, con sapiente uso della dinamica e di efficaci stop in punti mirati. L’aspetto che più colpisce del brano sta nel fatto che, sopra questa struttura sonora indubbiamente potente ed incisiva, si liberi una melodia molto elegante ed in grado di raggiungere l’ascoltatore nel suo interno e colpirne i sentimenti. Questo è da sempre l’obiettivo dichiarato degli Inner Skin, che da quel primo esperimento sono passati attraverso una lunga serie di singoli, fino a giungere alla pubblicazione del primo album in studio e a nuovi progetti.
Nel marzo 2023 è uscito il loro singolo “The Shift”, ma qui vogliamo ricordare che non bisogna dimenticare mai da dove tutto è partito.
Recensione di Luca Di Criscio
HOLLYWOOD GROUPIES
“Just Like You” è il nuovo singolo, pubblicato l’8 aprile 2022, degli Hollywood Groupies, gruppo heavy metal ligure dalla consolidata e ultradecennale attività in studio e dal vivo.
Un’introduzione affidata al riff della sola chitarra elettrica distorta e filtrata apre il brano, ronzando da una parte all’altra delle casse suonando prima solo a sinistra e poi solo a destra, per poi gettarsi a capofitto nella canzone. Improvvisamente, irrompe una ritmica poderosa e martellante sulla cui base la voce graffiante ed incisiva del cantante Ace si inserisce con la sua critica all’industria musicale contemporanea, nella quale si punta tutto sull’apparenza, l’esuberanza eccessiva e snaturante: in poche parole l’eccesso sotto ogni punto di vista, o come lo chiamavano gli antichi greci, la ὕβρις (hýbris).
In questo scenario si viene cresciuti tutti alla stessa maniera, in modo che ci sia sempre qualcuno pronto a prendere subito il posto di chi lo precede senza particolari attriti. Questa condizione è ben espressa nel ritornello al grido “Just Like You”, con cui si vuole dire che in fondo i personaggi in gioco sono tutti uguali e non fa molta differenza chi occupa la posizione, poiché avvolto dall’indifferenza generale e destinato, perciò, ad essere presto dimenticato.
Nella seconda metà del brano, un assolo di chitarra eleva le dinamiche del pezzo e regala un momento strumentale di energia allo stato puro, prima che un ultimo potente ritornello chiuda i giochi.
Con un suono compatto, diretto ed imponente gli Hollywood Groupies dimostrano di possedere uno stile consolidato e d’impatto e, a due anni dall’ultimo singolo in studio, annunciano con questo nuovo lavoro di essere tornati per portare importanti novità.
Recensione di Luca Di Criscio
BOHEMIAM KARMA
Dopo lunghe vicissitudini, fra scioglimenti e cambi di formazione, i Bohemian Karma ci regalano un nuovo singolo, Saturday Night Pollution, dimostrandoci una maturità musicale alla pari coi tempi e al contempo una passione sfrenata per la storia della musica italiana indipendente.
Il brano è stato prodotto dall’etichetta ET team di Ettore Diliberto e ci propone la nuova formazione come un power trio sempre con Alessandro Luzzardi come frontman voce e chitarra. Lo stile del brano infatti ricorda in parte sia alcune sonorità indie punk rock dei Baustelle o degli Sugarfree, sia richiama in parte al pop rock anni 90 e contemporaneo. Non a caso il tema affrontato è amato sicuramente dal pubblico punk rock italiano, per il suo schietto e talvolta rude atteggiamento anticonformista e “ribelle”: senza sfociare nel nichilismo la voce e la penna di Alessandro Luzzardi attacca e si distacca dalla ipocrita e illusoria routine quotidiana dell’uscita del sabato sera, e diventa un grido di rifiuto anticonformista e al contempo un segno di maturità distaccata dalla fase adolescenziale.
Recensione di Nicola Morini
GLITCH
“Just a Few Hours” è il secondo singolo dopo (So hard to play something). Nel brano hanno suonato Basso Peppe Imbroscì e batteria Domenico Mistretta. Il singolo apre la pista ad una lunga serie di singoli che anticipano l’uscita del primo album in studio della band.
In questa delicata ballad introdotta da un’eterea chitarra elettrica si vuole riflettere su una delle problematiche maggiori della nostra società, ovvero la dipendenza dalle relazioni virtuali. Con la sua potente voce la Caruso vuole comunicarci che le relazioni e l’individualismo social, se estremi, possono provocare isolamento, solitudine e apatia, che, purtroppo, sono sempre più frequenti nella nostra società. Ad arricchire l’atmosfera del brano interviene a partire dal primo ritornello una seconda chitarra elettrica, più incisiva, che con eleganti arpeggi e fraseggi lancinanti innalza le dinamiche con grande efficacia.
Al termine del secondo chorus il brano va letteralmente in cortocircuito, come il nome della band ben suggerisce (il “glitch” è un comportamento anomalo del software non prevedibile ma nemmeno dannoso), poiché apre le porte a sezioni completamente nuove e inaspettate del brano. Dapprima, uno special in tempo dispari disorienta l’ascoltatore, come fosse smarrito tra i meandri della rete, poi questo lascia spazio ad un caricamento, che sembra condurre ad un ultimo ritornello, ma improvvisamente e contro ogni previsione al termine di questa sezione il brano si conclude bruscamente, lasciando l’ascoltatore spiazzato e sorpreso.
Dopo tanti anni di studi e di molteplici esperienze, i Glitch fanno il loro debutto nel mondo della musica con questa riflessione sull’utilizzo “consapevole” della tecnologia, affascinante ma pericolosa, con un brano compatto ed efficace, che fa ben presagire per i prossimi singoli.
Recensione di Luca Di Criscio
THE HOT BLOOD SPIRIT
Hot Blood Spirit è un progetto ambizioso guidato dal cantautore pugliese Martino Checchia. Il nuovo singolo che regala al pubblico è Kids are lost in lonely places, un brano leggermente distaccato dal suo stile musicale usuale, ma che mantiene alcune caratteristiche proprie della personalità del cantautore: innanzitutto lo stile ricorda quel country rock americano alla Credeence Clearwater Revival mescolato al cantautorato alla Bob Dylan in una versione più modernizzata, alla Tom Petty and The Heartbreakers, entrambi fonti di forte ispirazione per Martino, e poi è presente sempre l’armonica a bocca come nell’introduzione, strumento prediletto dall’autore pugliese e dagli artisti richiamati, anche nel caso del cantautorato italiano.
L’obiettivo del brano è come afferma pure l’autore stesso quello di riportare l’ascoltatore medio alla riscoperta di tutto quel mondo interiore dell’artista che dovrebbe stare alla base della composizione di un brano, ristabilendo il senso di verità che i grandi musicisti del passato ci hanno tramandato con la loro grande musica. Infatti secondo il cantautore pugliese la musica contemporanea ha perso questa caratteristica, essendo sperduta, come i bambini protagonisti del brano, inghiottita dalla necessità di essere commerciale e alla pari con i tempi che le etichette e il mercato discografico impone. Una critica insomma alla Battiato, se approfondita.
Recensione di Nicola Morini
PILAF
“Grandi Magazzini” è il nuovo singolo dell’artista novarese PiLaF, al secolo Walter Roncaglia, pubblicato nell’aprile del 2023 nonché brano che anticipa la pubblicazione del prossimo disco in studio del musicista: “Punk Rock Spot Vol. 1”. Come si può evincere dal titolo dell’album, l’obiettivo che il musicista piemontese si è posto qui è quello di rivisitare alcuni dei più celebri jingle pubblicitari della televisione e le sigle di film e telefilm italiani degli anni 80 e 90 in chiave punk.
Il singolo che ha costituito il preludio al rilascio di questo disco non esula da questa logica e nello specifico si tratta di una cover della sigla dell’omonimo film del 1986 con Lino Banfi e Paolo Villaggio tra i tanti, riproposta qui in una veste totalmente nuova e inaspettata. Questa versione di “Grandi Magazzini” decisamente più spinta e molto meno all’italiana di quella originale parte con gli strumenti che in modo molto minimale accompagnano la voce di PiLaF all’interno di questo ironico testo. Tra un prodotto e l’altro, grazie ad un crescendo continuo e progressivo, si arriva al noto ritornello, che per l’occasione indossa qui una veste spiccatamente punk ed esplode in un tripudio di chitarre distorte e sgangherate, basso e batteria che suonano con ritmo serrato e marcato.
Con questo brano sporco ma potente, breve ma intenso, PiLaF ha modo di mettere in mostra tutte le sue potenzialità come musicista e produttore, infatti, la cover è stata realizzata interamente da lui: egli ha suonato ogni strumento, eseguito la parte vocale e anche curato la produzione del suo singolo. Con lavoro del genere, che non può che essere lodato, Roncaglia ci regala quello che è solo un piacevole assaggio di ciò che il suo prossimo album in studio avrà da riservarci.
Recensione di Luca Di Criscio
WODA WODA
Come anticipa il nome della band, i Woda Woda sono una rock band italiana che nasce come tributo ai Litfiba e diventa una band indipendente che propone brani originali scritti da loro, sotto la produzione della TILT Music Production, un’etichetta discografica inglese, con un evidente stile musicale che omaggia e richiama fedelmente quello dei Litfiba.
Max Montecucco, cantante e leader del progetto, nel corso dei brani scritti con la band e nei nuovi singoli, racconta di un bisogno di gridare le delusioni che la vita ci ha dato, dalla falsità e scorrettezza di alcuni individui alle ingiustizie e i soprusi, ai pregiudizi in base a semplici diversità. Ad esempio in Guerriero pone a Dio questa provocazione e questo lamento che viene da dentro; la musica del brano infatti accentua sia l’urlo crescente dell’uomo deluso, sia l’aggressività rude talvolta della vita, sia aiuta l’immedesimazione in questa riflessione.
Viene ribadito ciò anche negli ultimi singoli, come Immortale e Canti dispersi, brano che mette in risalto la solitudine di ogni individuo, con quello che vorrebbe raccontare, come un canto disperso in questa vita che è come una guerra da combattere. Lo stile punk rock, aggressivo, semplice e negli ultimi lavori anche più “grezzo” caratterizza il sound della band, diretto, senza abbellimenti, espressivo, non a caso il loro ultimo EP è intitolato proprio per spiegare il loro cambio di sound, “RUVIDO Woda”.
Auguri a questa grandiosa band, la quale sta attualmente lavorando a un album di esordio accompagnato da un fumetto e progetti audio/visivi sempre sotto etichetta TILT.
Recensione di Nicola Morini
JOE VS FADEOUT
“Children” è il singolo con cui Joe Vs Fadeout al secolo Giuseppe Mercante, si sta buttando seriamente e maturamente nel mondo della musica, una cover riarrangiata del brano omonimo di Richard Miles. Il brano è senz’altro una cover registrata e prodotta “homemaid” ossia individualmente in un semplice studio in camera, ma ha un sound che da musicista indipendente è strettamente ben elaborato e spaziale.
La presenza del pianoforte sia solista nell’introduzione, sia come tema nello sviluppo del brano da un tocco classicistico al brano che si presenta comunque come cover metal di un brano pop; infatti questa mescolanza di stili da un tocco originale al brano, per un giovane musicista che si sta da anni formando sempre di più fra live e formazione accademica Lizard.
Inoltre la presenza di un suo caro amico alla batteria, Francesco Daniele, ha stimolato ancora di più la ricerca di uno stile tutto proprio, che deriva da generi come il punk rock, l’hard rock e il metal ed il pop a volte un po’ tendente al sinfonico, ma di certo di stampo rock che è quello che sta mantenendo nel suo progetto.
Recensione di Nicola Morini
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