SIMONE CARNAGHI SPECIALE INTERVISTE


RISING STARS INTERVISTE: SPECIAL GUEST SIMONE CARNAGHI


INTERVISTA: DIETRO LE QUINTE

Quarantaduesimo appuntamento con Rising Stars Speciale Interviste (SIMONE CARNAGHI), il salotto dedicato agli artisti e alle band indipendenti, curato da Arianna Rebel!

L’ospite di oggi, all’interno del nostro format, è SIMONE CARNAGHI che ci propone il suo nuovo concept album MANKIND.

Arianna Rebel, con la sua contagiosa allegria e un sorriso sempre pronto, si addentra in un mondo di storie sempre diverse, ma unite da una sola passione: quella per la musica. Attraverso le sue parole, ci svela i progetti, le gioie e le fatiche di artisti, visionari e sognatori, che con la loro arte abbelliscono e arricchiscono il panorama musicale.
La produzione è curata Ark.

Info e iscrizioni su 

risingstars@rockandwow.it 


BIOGRAFIA

“Mankind” è il terzo e nuovissimo album del musicista/insegnante polistrumentista e
compositore Simone Carnaghi e, nello specifico, è il secondo album della discografia del suo progetto It Will Last.
Come è già avvenuto per i precedenti album di Simone, “Mankind”, il successore di
“Nightmares in daylight” prodotto dallo stesso Simone e uscito nel 2021 per l’etichetta “Wanikiya Record”, è il frutto esclusivo di un’unica mente, la sua.
Questa è la principale peculiarità dell’album.
Simone si è infatti occupato di tutto l’album da vero “one man band”:
-composizione e arrangiamento di tutti i brani (musiche e testi).
-esecuzione e registrazione di tutti gli strumenti per tutti i brani dell’album (chitarre elettriche e acustiche, basso, batteria).
-oltre a questo, la novità per questo album è quella di essersi dedicato oltre a tutto il resto anche a tutte le voci soliste.
Essendo un album molto personale, Simone è stato spinto dal forte desiderio di cantare tutti i suoi testi immergendosi totalmente nel suo progetto “It Will Last” e
consolidando così l’idea di “one man band”.
-intera produzione dell’album, registrazioni, mix, mastering presso il suo studio di registrazione privato con sala prove/sala corsi a Rescaldina
(Mi).
Unicamente per i cori, essendo Simone molto appassionato di questo elemento all’interno della musica, oltre alle sue backing vocals, hanno partecipato ai cori (per avere a disposizione timbri vocali differenti), anche altre tre persone, fra cui, sua moglie Maria (come per il precedente album), Daniel Reda (ex cantante solista su “nightmares in daylight”) e infine, un suo altro caro amico cantante Simone Delcuratolo.
“Mankind” è il risultato di tanta passione per la musica e, nello specifico, heavy metal e hard-rock con influenze progressive.
Tante sono le influenze musicali di Simone, a partire dagli adorati Iron Maiden del periodo d’oro anni ottanta, Savatage, Judas Priest, Stryper, Dokken, Rush e molti
altri ancora.
Oggigiorno, dopo tutti questi anni, inventare qualcosa di nuovo in ambito musicale, è diventato ben difficile, è già stato sperimentato praticamente quasi tutto.
“Mankind” rappresenta per Simone, la ricerca e la scelta di elementi presenti nella musica heavy metal/hard rock, e non solo, a lui tanto cari e apprezzati.
Questi vari elementi sono stati rivisitati con la sua idea musicale, cercando di regalare un tocco di personalità ai brani e, soprattutto cercando di evitare di seguire qualunque tipo di “trend/moda”.
“Mankind” parla dell’egoismo dell’essere umano, in tutte le sue forme, nei confronti degli altri e del mondo in cui viviamo.

Tutto ciò porta a delle tristi conseguenze che tendono a peggiorare sempre più ogni anno che passa.
Basterebbe davvero poco, anche i gesti più piccoli potrebbero davvero migliorare tante cose.
Il messaggio di Simone nelle sue canzoni è forte, è un album pieno di emozioni.
Nonostante tutto il tema della speranza è comunque sempre presente.
Simone Carnaghi è un musicista polistrumentista (basso/chitarra/batteria), compositore/arrangiatore, nonché docente di basso, batteria, chitarra e musica d’insieme con esperienza di insegnamento pluriennale (dal lontano 2006).
La sua grande passione per la composizione iniziò prestissimo e dopo le prime varie demo a inizio 2000, nel 2011, venne pubblicato il suo primo album da polistrumentista intitolato “Slender Hopes”.
Questo progetto era piuttosto diverso dalle attuali composizioni di Simone per i suoi album “It Will Last”, tuttavia fu una grande fonte di ispirazione e l’inizio di un
percorso ambizioso da un punto di vista musicale, volendosi occupare da subito in totale autonomia di tutte le composizioni, registrazioni strumenti e non solo.
Il progetto “It Will Last” prende vita alla fine del 2018 “Nightmares in Daylight” (2021) è stato il primo cd-album “It Will Last” .
L’intero album è stato scritto, suonato (tutti gli strumenti), registrato, mixato e… masterizzato da Simone nel suo studio privato a Rescaldina (Mi).
“Nightmares in Daylight” è un concept album che parla di aspetti che stanno lentamente “consumando” il mondo in cui viviamo.
A distanza di pochi anni ecco il nuovo concept album “Mankind” il prosieguo e soprattutto l’evoluzione del precedente “Nightmares in daylight”, soprattutto nelle
musiche, è infatti un album molto articolato, mai scontato, piuttosto imprevedibile nella struttura e arrangiamento dei vari brani. E’ un album che richiede più ascolti,
essendo pieno di particolari. E’ consigliato anche un buon ascolto in cuffia per beneficiare al meglio dell’effetto di stereofonia di questo album.
Al momento il progetto” It Will Last” non prevede di essere portato sul palco, ma…
il resto della storia è ancora da scrivere…

 Simone Carnaghi Intervista e Biografia
Simone Carnaghi Intervista e Biografia

RECENSIONE
a cura di Nicola Morini

“Mankind” è il nuovo e terzo album in studio di Simone Carnaghi, firmato a nome del suo progetto, It Will Last, firma storica dell’autore.

Carnaghi si conferma in quest nuova avventura un sempre più abilissimo polistrumentista, e si dimostra pure un perfetto arrangiatore, per essersi occupato interamente anche delle registrazioni e del mix e mastering dell’album.

Un “one man band”, chitarrista, bassista, batterista ed anche voce solista dei suoi brani; brani senz’altro legati dalle tematiche e da un disegno premeditato in studio, hanno dato luce a un vero e proprio concept album.

Con la opening track strumentale “Listen in silence”, eseguita per chitarra acustica amplificata (l’autore, infatti, col titolo ci invita a sedersi comodi e gustarsi in silenzio la traccia), Carnaghi introduce il primo brano dell’album: “Violence is not the key”, un incalzante brano che denuncia l’ingiusta e soffocante violenza della guerra. L’autore, infatti, vuole in questo album portare all’estremo, in ogni brano, ogni caratteristica marcia e autodistruttiva della società odierna, aspetti umani che stanno consumando il mondo in cui viviamo. Segue, infatti, la title track dell’album, “Mankind”, che prosegue sulla scia della critica all’individualismo umano, al centro delle discordie sociali. L’io narrante non si vuole identificare in una società individualista ed ormai tendente all’alienazione, come raccontato in “Sound of desolation”.

In questi brani non può non saltare all’orecchio la vicinanza sonora con gli Iron Maiden, ed in generale con le vibes metal anni ’80, sia power, che trash, che soprattutto progressive, udibile soprattutto negli stacchi strumentali, che rende più originali e ricercati i brani dell’autore, in un mondo dove molta musica volge all’essere commerciale e mainstream. Infatti Carnaghi è cresciuto principalmente come bassista e chitarrista metal, prendendo spunto e studiando da Iron Maiden, Dokken, Rush, specie per le parti prog; non mancano gli spunti da batterista, sempre dagli Iron Maiden, per le ritmiche sempre in continua evoluzione; non mancano nemmeno le ispirazioni come cantante ai Savatage per i cori, o in alcuni momenti alla voce di Hatfield dei Metallica, per la solista.
Nel frattempo l’album prosegue addentrandosi sempre più nelle macchie individualiste e menefreghiste dell’essere umano, quali l’assenza di rispetto per l’ambiente, l’egoismo e l’invidia; hanno come dato vita a una nuova generazione di mostri, concetto espresso in “The new generation” e nella seguente “Haters”.

C’è una figura che può riportare l’uomo sulla retta via della giustizia e dell’armonia? L’io narrante si pone questa domanda ed ecco che nel brano “Signs” lei compare sul cammino, e può fare da faro e guida per salvare l’umanità. Nonostante l’autore continui a mettere in scena le peggio oscenità che l’uomo può fare in questa società, come anche la mancanza di meritocrazia, concetto espresso in “Lost meritocracy”, c’è un messaggio di speranza; lei torna e questo messaggio di speranza e pace prova a farsi strada nella ballad “Only lies”, e nell’ultimo brano, “Sad solution”, lunga traccia piena di parti progressive metal, che volge questo lungo e arduo viaggio ad una Non-Fine. Questo proprio per lasciare un seme di speranza nell’umanità, proprio come l’autore vuole fare da più di dieci anni di discografia, con il nome da lui scelto per il progetto, “It will last”, ossia “durerà”.



INTERVISTA PER ROCKANDWOW
a cura di Arianna Rebel

Nel salottino virtuale dedicato agli artisti di Rising Stars, la redazione di Rockandwow ha accolto un ospite molto talentuoso: SIMONE CARNAGHI.
In questa speciale intervista, l’artista ci ha rilasciato due gemme: una sotto forma di registrazione audio e l’altra tramite parole scritte. Un doppio incontro con la sua musica e la sua anima, che ci porta in un viaggio attraverso note ed emozioni.

  1. Come hai scelto il nome del tuo progetto/band?

    Inizio subito con un saluto a tutti voi di RockAndWow e un ringraziamento per lo spazio che mi è stato dedicato. Mi presento brevemente: sono Simone Carnaghi, compositore/arrangiatore, musicista e insegnante polistrumentista (basso, batteria, chitarra) da molti anni.

    Tutto è partito con il mio primo album da polistrumentista, “Slender Hopes” (2011), nel quale erano contenute due canzoni a cui ero particolarmente affezionato, tra queste “It Will Last”. I due brani furono per me fonte di ispirazione per il mio nuovo progetto e vennero quindi da me riarrangiati e poi incisi nel primo album “It Will Last – Nightmares in daylight” (2021). “It Will Last” significa “durerà” e per me rappresenta speranza. Il nome può assumere due significati completamente opposti: “It Will Last” come interrogativo, oppure come esclamazione. La risposta è dentro di noi, nei piccoli gesti quotidiani. Siamo noi ad avere il potere di migliorarci, stare bene e far star bene le persone a noi vicine.


  2. Quali sono le tue principali influenze musicali e come le incorpori nel tuo stile?

    Le mie influenze musicali sono numerose. Sono un collezionista di musica fin dall’età di 14 anni, quando acquistai la mia prima chitarra elettrica e decisi di immergermi nel meraviglioso mondo della musica.
    La mia band preferita è sempre stata la leggendaria Iron Maiden, specialmente durante il loro periodo d’oro negli anni ’80. Senza dubbio, sono una delle mie maggiori influenze musicali.

    In generale, preferisco il sound degli anni ’80, seguito da quello degli anni ’70. Ci sono molte band che stimo e ascolto sempre con piacere, tra cui: Judas Priest, Dokken, Stryper, Savatage, Rush, Goblin, Wishbone Ash, Survivor, Foreigner, Journey e Pride of Lions. Potrei continuare all’infinito a elencare band e artisti.

    Il genere di musica che propongo con il mio progetto, It Will Last, si ispira a certe sonorità degli Iron Maiden, arricchite da influenze più progressive, cori robusti e un sound deliberatamente diverso dal metal attuale, che tende a rievocare gli anni ’80.



  3. Cosa ti ispira a scrivere le tue canzoni e quali sono i temi ricorrenti nei tuoi testi?

    Questa domanda mi piace assai! Il processo compositivo di un artista è in genere abbastanza complesso. Nel mio caso, cerco di pensare da subito a un filo conduttore fra musiche e testi; di conseguenza, cerco di realizzare un concept album. “Mankind” è il mio terzo concept album da polistrumentista.

    L’ispirazione è una cosa difficile da spiegare… in genere, quando decido di comporre (nei pochi ritagli di tempo che la giornata lavorativa consente), mi metto al computer e provo a scrivere su spartito le mie idee, che vengono elaborate sempre di più. Sono molto esigente con me stesso in tema di arrangiamento, non mi piace lasciare nulla al caso.

    Essere polistrumentista ti permette di avere una visione completa del brano che stai componendo, permettendoti di curare in autonomia una marea di particolari che l’ascoltatore finale potrà scoprire facendo più ascolti della mia musica. Può così crearsi un effetto sorpresa mano a mano che ti addentri nelle mie composizioni. I miei brani non sono commerciali, ma piuttosto elaborati e richiedono più ascolti. Cerco sempre di far sì che l’ascoltatore non possa prevedere cosa succederà fra una sezione e l’altra dei miei brani. Mi piace l’effetto a sorpresa. I testi sono molto personali; “Mankind” è la continuazione e l’evoluzione di “Nightmares in daylight”. Ogni mio testo racconta di un aspetto che sta consumando il mondo in cui viviamo, fra cui: egoismo, invidia, mancanza di meritocrazia, violenza, indifferenza nei confronti dell’ambiente, maleducazione e molto altro ancora.

  4. Come descriveresti il tuo processo creativo?

    Come anticipato nella precedente domanda, il mio processo creativo parte dall’idea di un concept e si sviluppa in varie fasi compositive.

    Parto sempre dalla musica; tuttavia, anche senza un testo nell’immediato, penso già al titolo della canzone che servirà per ispirarmi nella composizione.

    In genere, cerco di comporre senza alcuna fretta; devo essere sempre totalmente convinto di quello che sto facendo e di ciò che ascolto di conseguenza.

    Se sbagli un arrangiamento, rischi di rovinare un brano che potrebbe essere bello. Impiego diversi mesi, a seconda dell’ispirazione, per la stesura delle musiche. La mia fortuna è quella di essere un musicista polistrumentista e insegnante. Non a caso, ho scelto tutti gli strumenti principali presenti in una band: basso, batteria, chitarra. Ciò mi permette di lavorare a 360 gradi in autonomia sulle mie idee e di poterle concretizzare con il mio personale gusto musicale; è un lavoro lungo, ma regala tante soddisfazioni. Una volta ultimata la struttura di un brano e averlo arrangiato, mi concentro sulla linea vocale e, una volta ultimata, procedo alla stesura del testo in inglese.

    Per quest’ultimo album, nello specifico, oltre a tutto il resto, ho anche deciso di cantare io, perché volevo immergermi totalmente nel progetto, essendo molto personale.

    La musica che stai ascoltando è stata infatti totalmente realizzata, suonata, cantata e registrata nel mio studio unicamente da me.

  5. Come hai sviluppato il tuo suono distintivo e come lo descriveresti?

    Credo che il sound del mio progetto “It Will Last” sia particolare.

    Ovviamente, umilmente parlando, posso dire che oggigiorno sia stato già provato praticamente tutto in ambito musicale; di conseguenza, inventare qualcosa di nuovo non credo sia ancora possibile. Chissà… magari mi sbaglio…

    Quello che posso dirti con certezza è che “It Will Last” va volutamente contro a qualsiasi tipo di “trend”. Non mi sono mai piaciute le mode.

    Alcuni elementi che mi contraddistinguono rispetto a gran parte del metal moderno che siamo abituati ad ascoltare sono:

    Un sound che tende a “tornare al passato”.
    Non utilizzo suoni di chitarra iper distorta e, in generale, evito shredding sfrenato nelle mie composizioni. Per me, gli assoli di chitarra devono poter anche essere cantati, possibilmente il più espressivi possibili; tecnica assolutamente sì, ma sempre con gusto. Nei miei brani sono sempre presenti due parti di chitarra ben articolate e ben distinte fra loro e registrate in stereofonia (una per lato).
    Per scelta personale, ormai da molti anni, non gradisco più ascoltare e suonare parti di doppio pedale/doppia cassa sulla batteria. Ho sempre ammirato la volontà e la maestria di Nicko McBrain degli Iron Maiden nel suonare solo con un pedale singolo e con tale tecnica e gusto. Lui e diversi altri batteristi con quelle caratteristiche sono stati per me fonte di ispirazione e ho riscontrato in me questa affinità. Ebbene sì, nei miei album “It Will Last” ho suonato la batteria utilizzando il pedale singolo della cassa, che mi ha permesso di creare soluzioni batteristiche particolari contro tendenza.

    Il basso (mio strumento live principale) lo adoro e, nei miei brani, credo sia la colonna portante. Le linee di basso nei miei brani caratterizzano molto il mio sound e sono sempre piuttosto in evidenza. Un altro aspetto che caratterizza i miei brani sono sicuramente le numerose parti di voce nei cori; mi piacciono molto.

  6. Qual’è il tuo consiglio per le giovani band che stanno iniziando la loro avventura musicale? 

    Credo che il consiglio più grande che mi senta di poter dare alle giovani band sia quello di affrontare la musica e la vita in generale con umiltà. Abbiamo sempre qualcosa da imparare da chiunque, e non dobbiamo mai dimenticarlo.

    Se ci sentiamo arrivati, è la fine.

    Per me, la musica rappresenta la mia professione da tantissimi anni; insegno basso, batteria, chitarra, musica d’insieme e teoria dal 2006.

    La composizione e la produzione dei miei album personali rappresentano invece la mia passione. Ho 44 anni e le mie avventure nella musica continuano, di questo sono davvero felice.

    Credete sempre nei vostri sogni: la musica è vita, godetevi ogni istante.


DISCOGRAFIA

FACTANONVERBA SPECIALE INTERVISTE


RISING STARS INTERVISTE: SPECIAL GUEST FACTANONVERBA


INTERVISTA: DIETRO LE QUINTE

Quarantunesimo appuntamento con Rising Stars Speciale Interviste (FACTANONVERBA), il salotto dedicato agli artisti e alle band indipendenti, curato da Arianna Rebel!

Gli ospiti di oggi, all’interno del nostro format, sono i FACTANONVERBA che ci propongono FAIDA.

Arianna Rebel, con la sua contagiosa allegria e un sorriso sempre pronto, si addentra in un mondo di storie sempre diverse, ma unite da una sola passione: quella per la musica. Attraverso le sue parole, ci svela i progetti, le gioie e le fatiche di artisti, visionari e sognatori, che con la loro arte abbelliscono e arricchiscono il panorama musicale.
La produzione è curata Ark.

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risingstars@rockandwow.it 


BIOGRAFIA

Factanonverba è un progetto musicale italiano formato da Paolo Vodret (basso e arrangiamenti) e Marco Calisai (voce, chitarra, sintetizzatori e arrangiamenti).
Nel novembre 2023, il batterista Roberto Fara si è aggiunto al gruppo.

Hanno rilasciato quindici singoli, inclusi due cover, disponibili su piattaforme come YouTube, Spotify, iTunes e Soundcloud. Nel luglio 2022, hanno debuttato con il loro primo EP “Tempi persi”. Attualmente stanno preparando circa 20 brani per un imminente full-EP.

La maggior parte delle loro canzoni origina dai riff di chitarra di Marco, che vengono poi elaborati e strutturati, integrandosi con sintetizzatori e pattern ritmici. I testi, scritti da Paolo, esplorano temi di attualità, politica, e questioni metafisiche, esistenziali e morali.

I Factanonverba vantano un’esperienza decennale nel campo musicale, avendo collaborato con varie band e partecipato a numerose formazioni cover.

Factanonverba Intervista e Biografia
Factanonverba Intervista e Biografia

RECENSIONE
a cura di Arianna Rebel

La musica è una forza che trascende le barriere, un linguaggio universale che parla direttamente all’anima. “Faida” dei Factanonverba è un esempio lampante di come la musica possa essere impiegata come strumento di espressione e di cambiamento.

L’ultimo brano dei Factanonverba, “Faida”, si apre con un impatto immediato sull’ascoltatore, evidenziando il ritmo incalzante che caratterizza l’intera composizione.

Il riff di chitarra ipnotico, gioca un ruolo fondamentale nell’attrarre l’attenzione e nel mantenere un’atmosfera coinvolgente. La persistenza di questo elemento melodico è sottolineata come una delle forze trainanti del brano.

La sezione ritmica riceve particolare attenzione per la sua capacità di definire il groove del pezzo.
Il basso, con la sua marcata complessità, e la batteria, con la sua cadenza incisiva, lavorano in sinergia per creare una base solida e irresistibile. Questa fusione di ritmo e melodia crea un sound che non solo cattura l’ascoltatore ma lo coinvolge attivamente nell’esperienza musicale.

La voce del gruppo, potente e chiara, non si limita a un ruolo accessorio ma emerge come elemento centrale, portando con sé un messaggio di resistenza e speranza. Questo aspetto del brano è particolarmente rilevante, poiché si contrappone alle dinamiche dell’industria musicale che spesso privilegia l’aspetto commerciale a discapito del valore artistico. “Faida” si distingue quindi non solo per le sue qualità sonore ma anche per il suo significato più profondo.

I conclusione si può tranquillamente affermare che la forza sonora ed emotiva del brano, oltre a essere impressionante, evidenzia che “Faida” sia un’opera musicale ricca e stratificata, che merita di essere esplorata in tutte le sue dimensioni, fino all’ultima nota.



INTERVISTA PER ROCKANDWOW
a cura di Arianna Rebel

Nel salottino virtuale dedicato agli artisti di Rising Stars, la redazione di Rockandwow ha accolto degli ospiti molto talentuosi i: FACTANONVERBA.
In questa speciale intervista, la band ha rilasciato due gemme: una sotto forma di registrazione audio e l’altra tramite parole scritte. Un doppio incontro con la loro musica e la loro anima, che ci porta in un viaggio attraverso note ed emozioni.

  1. Come vi siete conosciuti e come avete scelto il nome della band?

    La nostra formazione nasce da una costola di un precedente progetto, (The Scunned Guests) che era legato a sonorità più grunge. Nel 2019 abbiamo iniziato a registrare una serie di nuovi brani con sonorità più pop, con interventi dell’elettronica che in seguito ci ha portato a creare il progetto Factanonverba. Nell’ottobre 2023 è entrato a far parte in pianta stabile della band il batterista Roberto Fara. Abbiamo voluto fare un omaggio alle origini della lingua italiana, utilizzando un famoso detto latino che rispecchia tra l’altro quello in cui noi crediamo, ovvero sono le azioni a creare gli eventi e non le parole.


  2. Quali sono le vostre principali influenze musicali e come le incorporate nel vostro stile?

    Come già detto nasciamo dal grunge e siamo figli degli anni ’90, però a questo tipo di sonorità ci è piaciuto aggiungere dell’elettronica e delle melodie tipiche del cantautorato italiano, in un mix che a nostro parere risulta piuttosto originale se si va a sentire cosa c’è in giro negli ultimi anni


  3. Cosa vi ispira a scrivere le vostre canzoni e quali sono i temi ricorrenti nei vostri testi?

    La maggior parte dei testi nasce da discussioni tra di noi su attualità, fatti di cronaca, politica, problemi esistenziali. Insomma ci piace evitare le banalità di cui siamo già invasi in tutti i fronti, dalla TV ai media.


  4. Come descrivereste il vostro processo creativo e come collaborate tra di voi?

    Marco è un grande produttore di riff di chitarra, che poi assumono una struttura e un groove. Questi si sposano con i testi scritti da Paolo, i quali presentano uno stile spesso ermetico e introspettivo, ma abbastanza esplicito.


  5. Quali sono i vostri piani per il futuro in termini di tour e nuove uscite musicali?

    Stiamo preparando uno spettacolo, in attesa che la nostra agenzia ci comunichi le prime date. Anche se per noi ‘isolani’ è un problema raggiungere il continente, a causa di problemi logistici legati ai costi e al trasporto della strumentazione, non prevediamo un’estate con molte date. Speriamo che, da autunno, riusciremo a ottenere qualcosa in più. Per quanto riguarda le uscite musicali, abbiamo già in programma due nuovi singoli che saranno pubblicati su tutte le principali piattaforme: uno a breve e uno dopo l’estate.

  6. Qual è il vostro approccio alla promozione della vostra musica e come vi relazionate con i media?

    Purtroppo, noi abbiamo un rapporto controverso con i social perché, nonostante siano diventati la maggior forma di comunicazione, soprattutto per le giovani generazioni (ma non solo), rappresentano anche una realtà distorta dove trionfano l’immagine, il consumismo, le fake-news e, nel loro peggiore utilizzo, diventano fonte di violenza e persecuzione. Omologano la comunicazione e spersonalizzano l’individuo. Per questo motivo, i social influenzano la percezione del tempo, perché, volente o nolente, scandiscono le nostre giornate, rendendoci in certi casi dipendenti.


DISCOGRAFIA