MAZMA RILL SPECIALE INTERVISTE


RISING STARS INTERVISTE: SPECIAL GUEST MAZMA RILL


INTERVISTA: DIETRO LE QUINTE

Quarantatreesimo appuntamento con Rising Stars Speciale Interviste (MAZMA RILL), il salotto dedicato agli artisti e alle band indipendenti, curato da Arianna Rebel!

Gli ospiti di oggi, all’interno del nostro format, sono i MAZMA RILL che ci propongono LOST IN SPACE.

Arianna Rebel, con la sua contagiosa allegria e un sorriso sempre pronto, si addentra in un mondo di storie sempre diverse, ma unite da una sola passione: quella per la musica. Attraverso le sue parole, ci svela i progetti, le gioie e le fatiche di artisti, visionari e sognatori, che con la loro arte abbelliscono e arricchiscono il panorama musicale.
La produzione è curata Ark.

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risingstars@rockandwow.it 


BIOGRAFIA

I Mazma Rill, precedentemente noti come Aneurisma, sono un gruppo Alternative Rock di Pescara. La band si è formata nel 2011, quando Antonio Orlando, voce e chitarrista, ha incontrato Luca Degl’Innocenti, bassista e corista. La band raggiunge la sua formazione completa con l’arrivo del batterista Ettore Saluci, consolidando un sound duro, aggressivo e psichedelico che contraddistingue le loro composizioni.

In seguito alla pubblicazione del loro primo Ep omonimo, calcano i palchi di numerosi festival e club ricevendo recensioni e accoglienze positive.
Nel 2016, sono stati ospiti di un’edizione del ‘Bussi Rock Festival’, dove hanno condiviso il palco con gli I Wolf. Questi ultimi erano reduci dal successo ottenuto nel talent show ‘The Voice of Italy’

Nell’Aprile del 2017, partecipano al premio nazionale “Brano Inedito” suonando nello storico locale romano la “Locanda Blues”, evento seguito on line da oltre 10.000 spettatori.

Nel 2018, i Mazma Rill si uniscono all’associazione “#nonsiamosoli”. Partecipano alla “Compilation #nonsiamosoli vol.1”, che promuove nuovi talenti italiani. Lo stesso anno, si esibiscono all’Anfiteatro di Pescara per “L’Indipendente Festival”. Lì, condividono il palco con noti artisti nazionali, ottenendo grande apprezzamento.

Nel 2020, la band ha segnato un momento significativo. A maggio, il loro singolo d’esordio “Never Say” ha debuttato sulle radio. Il video è stato presentato in anteprima su “SpazioRock”, un noto magazine.

Inoltre a ottobre, dopo un’attenta preparazione, su ‘Rockon Italia’ è stata pubblicata l’anteprima del secondo singolo ‘Insanity’. Questa è seguita dal lancio di un videoclip ufficiale.

Nel maggio 2021, i Mazma Rill hanno fatto il loro debutto con ‘Come Undone’, il loro terzo singolo, in una collaborazione trasversale con i californiani ‘Rotten Apple’. Questo brano, insieme agli altri singoli, fa parte del loro primo album ‘Inside My Rage’, che ha visto la luce nel giugno 2021.
A novembre del 2021, i Mazma Rill firmano un contratto con la “Ghost Label Record” per rafforzare la loro produzione artistica.

Nella primavera del 2022, la band ha ripreso a esibirsi dal vivo. Con concerti in locali e festival, hanno rafforzato il loro stile unico, riconosciuto da oltre un decennio.

Da segnalare alcuni importanti concerti negli storici live club “Traffic” e “Velvet” di Roma e allo “Zuita” di Treviso.

Dopo un intenso decennale di attività tra produzioni e live, i Mazma Rill hanno iniziato un nuovo percorso artistico.

In questa nuova fase, sempre inclini alla sperimentazione, hanno adottato un nuovo nome per segnare una svolta.

I Mazma Rill hanno recentemente completato la registrazione del loro ultimo album. Il lavoro si è svolto presso lo storico Busker. La supervisione è stata affidata a Fabio Ferraboschi. L’album si intitola Lost in Space ed è stato rilasciato il 3 maggio 2024


Mazma Rill Intervista e Biografia

RECENSIONE
a cura di Andrea Febo

L’album “Lost in Space” dei Mazma Rill si rivela un’opera complessa e sfaccettata, che riflette un’evoluzione significativa nel percorso artistico della band.

Ogni traccia dell’album appare come un tassello di un mosaico più ampio, in cui la ricerca di un suono distintivo si fonde con l’espressione di tematiche profonde e personali.

La produzione meticolosa e l’attenzione ai dettagli sono evidenti, creando un’esperienza d’ascolto che è sia coinvolgente che riflessiva.

La capacità di una band di attraversare con successo diversi generi musicali è un segno distintivo di grande talento e versatilità. Navigare attraverso le acque dell’alternative rock, dell’elettro pop, del grunge e delle ballate richiede una comprensione profonda di ogni stile e la capacità di fondere elementi in modo che risuonino con l’ascoltatore.

Creare un sound unico che sia variegato e al contempo gradevole è una vera arte, e le band che ci riescono, spesso lasciano un’impronta indelebile nella musica. Questa fusione di generi non solo arricchisce l’esperienza dell’ascoltatore, ma contribuisce anche all’evoluzione della musica stessa, spingendo i confini e introducendo nuove possibilità espressive.

La voce di Antonio Orlando, si distingue per la sua capacità di trasmettere emozioni autentiche, che si adattano perfettamente alle diverse atmosfere create dai brani. Inoltre Antonio Orlando, ha dato vita a dei riff di chitarra molto originali, che arricchiscono i brani con le loro sonorità corpose e scure.
Il basso di Luca Degl’Innocenti e la batteria di Ettore Leuci, non sono semplici accompagnamenti, ma elementi portanti che contribuiscono a definire e potenziare l’identità musicale dei Mazma Rill.

“La traccia “Obscene” si distingue come un potente inizio per l’album, stabilendo immediatamente un’atmosfera intensa che permea l’intera esperienza d’ascolto. Con le sue radici nel grunge, il brano sfoggia una robustezza e una forza che catturano l’ascoltatore, grazie a un ritmo serrato che non perde mai vigore.
La voce di Antonio Orlando, graffiante e potente, domina la scena, aggiungendo un ulteriore strato di profondità e carattere alla canzone.
Questo pezzo non solo rende omaggio al genere grunge, ma lo reinventa, offrendo una moderna interpretazione che è: sia rispettosa delle sue origini, che innovativa.

Nel brano “NO ONE” le sonorità elettroniche danno un tocco di gravità all’atmosfera, con una base ritmica semplice ma incisiva. Nel ritornello, la melodia si fa più dolce, accentuata dall’interpretazione emotiva del cantante che trasmette tutta la sofferenza del testo.
Verso la fine, il basso diventa più prominente, aggiungendo ulteriore profondità al tema musicale.

Lost in Space” è un brano che si distingue per il suo riff di chitarra coinvolgente, supportato dal basso e dalla batteria, che insieme, creano un ritmo ipnotico.
Questa canzone guida l’ascoltatore verso un ritornello tipicamente grunge, contraddistinto da una variazione costante rispetto alle strofe.
La voce poderosa e penetrante del cantante crea un’esplosione di energia e rabbia, trasmettendo un’intensità emotiva molto forte.
La combinazione di elementi musicali e l’interpretazione del cantante, rendono “Lost in Space” un brano che si distingue per la sua forza espressiva e la sua capacità di catturare l’attenzione dell’ascoltatore.

Frame of Mind” è davvero una canzone magnetica e coinvolgente che cattura l’attenzione sin dall’inizio con sonorità intriganti e misteriose.
La voce si fa sempre più potente fino a esplodere nel ritornello, gridando con forza.
Il riff di chitarra dominante sullo sfondo è il perno essenziale nel tema del brano, mentre la parte ritmica crea un’atmosfera piena di mistero.
L’outro si chiude dolcemente con cori eterei che si fondono nella bellezza complessiva della canzone.

Il brano “Fake Man” si distingue per la sua aggressività rispetto ai precedenti, con una ritmica molto interessante, che varia in modo particolarmente differente tra strofa e ritornello, tipicamente grunge.
Il cantante riesce indubbiamente a coinvolgere l’ascoltatore con la sua voce mordace, creando un’atmosfera travolgente. Le parti ritmiche sono molto variegate, con cambi che arricchiscono il brano e lo rendono estremamente energico.

Il brano “Alone” dei Mazma Rill è un’opera che evidenzia la profondità artistica della band, con una voce potente e energica che domina la scena.
La chitarra distorta di Antonio Orlando, aggiunge un sottofondo deciso e accentua l’intensità della voce, mentre il basso e la batteria lavorano in perfetta armonia per creare un tappeto ritmico coinvolgente.
La combinazione di questi elementi musicali definisce in modo efficace l’atmosfera del brano, mostrando la maestria e la creatività dei Mazma Rill.

Let Me In” brano che presenta una perfetta armonia tra la voce e il basso, che procedono in perfetto unisono, sostenuti da una batteria fortemente cadenzata .
La strofa risulta essere estremamente accattivante e originale, come del resto tutto l’album.
Il ritornello, invece, sorprende per le sue sonorità leggere e imprevedibili, che si inseriscono alla perfezione in una canzone che riesce a trascinare, chi ascolta, dall’inizio alla fine.

Voices” è una canzone che si distingue per la sua bellezza e intensità. La band dimostra una grande maturità artistica, riuscendo a mescolare vari stili musicali e creando un vero capolavoro per il rock italiano.
Le emozioni trasmesse attraverso le parole e la musica di questa ballata sono palpabili, rendendo l’ascolto un’esperienza coinvolgente e memorabile.
Con Voices, la band conferma il proprio talento e la capacità di creare brani che lasciano un segno nel panorama musicale nazionale.

Last Words” è un brano che inizia con una potenza immediata, catturando subito l’attenzione dell’ascoltatore. La batteria potente spinge il brano in avanti, conferendogli un’energia immensa. La chitarra inizia in modo distorto per poi ammorbidirsi con un arpeggio gradevole, ma nel ritornello ritorna alla sua forza iniziale. Come nei brani precedenti, la voce offre una performance variegata e degna di encomio, adattandosi alle continue variazioni con grande abilità.

Blow a Kiss” è una dolcissima ballata che completa in modo molto gradevole l’opera dei Mazma Rill. Dopo le sonorità forti e decise ascoltate nella maggior parte dell’album, l’inclusione di un brano dalle sonorità così oniriche rende il finale assolutamente appagante.
La chitarra acustica, il pianoforte e il violino accompagnano la voce in un sognante viaggio musicale, creando un’atmosfera avvolgente e suggestiva. La delicatezza e la maestria con cui gli strumenti si fondono tra loro conferiscono a questa traccia un’aura di magia e romanticismo, che la rende davvero memorabile.

In definitiva, “Lost in Space” è un album che merita attenzione e apprezzamento per la sua capacità di connettere con l’ascoltatore a livello emotivo, mentre sfida e soddisfa a livello intellettuale.
I Mazma Rill hanno creato un lavoro che convince, un album che si distingue nel panorama rock contemporaneo per la sua originalità e integrità artistica.


L’album “LOST IN SPACE” si distingue per la sua natura aggressiva e psichedelica, un marchio distintivo delle composizioni della band.
La band non si limita a esplorare nuovi orizzonti sonori, ma si immerge anche in un viaggio umano, cercando di spingersi oltre i confini dell’esperienza convenzionale.
La loro musica è un invito all’esplorazione, non solo di nuove armonie e ritmi, ma anche di nuove prospettive emotive e intellettuali.
L’album è stato accolto con recensioni generalmente favorevoli, evidenziando la capacità della band di creare un’atmosfera densa e coinvolgente che cattura chi ascolta, trasportandolo in un viaggio attraverso paesaggi sonori intricati e ricchi di sfumature.
Gli amanti delle sperimentazioni, troveranno in “LOST IN SPACE” un’opera che sfida le convenzioni e invita a un’esperienza d’ascolto che è tanto provocatoria quanto gratificante.



INTERVISTA PER ROCKANDWOW
a cura di Arianna Rebel

Nel salottino virtuale dedicato agli artisti di Rising Stars, la redazione di Rockandwow ha accolto degli ospiti molto talentuosi i: MAZMA RILL.
In questa speciale intervista, la band ha rilasciato due gemme: una sotto forma di registrazione audio e l’altra tramite parole scritte. Un doppio incontro con la loro musica e la loro anima, che ci porta in un viaggio attraverso note ed emozioni.

  1. Come vi siete conosciuti e come avete scelto il nome della band?

    Ci siamo conosciuti nel 2011 e, da subito, abbiamo deciso di formare una band per suonare le canzoni dei nostri gruppi preferiti. Per dieci anni siamo stati gli ‘Aneurisma’ e, di recente, abbiamo cambiato il nome in ‘Mazma Rill’. Il nome deriva dalla tradizione popolare abruzzese: ‘Mazzemarille’ è un termine dialettale che indica una specie di folletto o gnomo dispettoso, celato nei boschi abruzzesi. Abbiamo giocato un po’ con le parole e, da ‘mazzemarille’, siamo diventati i ‘Mazma Rill’, che più o meno si legge allo stesso modo.



  2. Quali sono le vostre principali influenze musicali e come le incorporate nel vostro stile?

    Non nascondiamo che la maggior parte delle nostre influenze e del nostro background musicale provengono principalmente dal rock degli anni ’90. Band come i Radiohead, gli Smashing Pumpkins o i Porcupine Tree hanno influenzato profondamente la nostra musica. Ma ci sono anche molte influenze melodiche che provengono dalla tradizione italiana, un esempio è Lucio Battisti, che riteniamo un vero genio della musica.


  3. Come descrivereste il vostro processo creativo e come collaborate tra di voi?

    Le composizioni partono sempre dalla chitarra, che è il fulcro di tutto. I testi arrivano in un secondo momento, ma le melodie vocali sono già presenti e aspettano solo di trasformarsi in parole. I nostri ingranaggi compositivi scaturiscono spontanei, con il basso e la batteria che vanno a creare un’atmosfera intorno al brano. L’evoluzione è variata a seconda delle canzoni: alcune sono nate d’impatto, altre hanno avuto bisogno di una struttura più complessa. Infine, riusciamo a fondere l’armonia che dà vita alla nostra musica, portando con sé le nostre esperienze, i nostri ascolti e le nostre passioni.


  4. Cosa fate nel tempo libero quando non suonate o registrate musica?

    Prima di essere musicisti, siamo tre amici che amano stare insieme, che hanno passioni anche molto distanti da quelle musicali e che si ritrovano a bere una birra non solo dopo le prove, ma anche in giorni qualsiasi della settimana. Forse è anche questione di fortuna, ma tra noi c’è stato sempre un buon rapporto. Ovviamente, come in tutte le band, ci sono anche forti discussioni… ma finisce lì, e poi amici come prima.


  5. Avete mai collaborato con altri artisti o band? Se sì, come è stata l’esperienza?

    “La nostra unica collaborazione è nata durante il lockdown con una band americana di nome ‘Rotten Apple’. Tutto è iniziato in maniera casuale, tramite alcuni messaggi scambiati sui social, e siamo entrati in sintonia sia a livello musicale che personale. Nel nostro repertorio c’era un pezzo che si prestava alla perfezione per questa iniziativa, e gli abbiamo chiesto di aggiungere qualche verso. Da questo contributo è stato pubblicato un singolo che si intitola ‘Come Undone’.


  6. Quali sono i vostri piani per il futuro in termini di tour e nuove uscite musicali?

    Nell’ultimo anno siamo stati principalmente chiusi in studio per scrivere il nuovo album e non vediamo l’ora di tornare a suonare live. La lontananza dal palco si fa sentire, e tutto ciò che gira intorno a un live ancora di più. Sicuramente continueremo a lavorare ai pezzi nuovi che abbiamo in cantiere, che per forza di cose abbiamo tralasciato un po’, e soprattutto pubblicheremo il nuovo album ‘Lost in Space’, che dal 3 maggio sarà disponibile in formato vinile e in tutti i digital store.


  7.  Qual è il vostro consiglio per le giovani band che stanno iniziando la loro carriera musicale?

    Fate le cose con il cuore, suonate il vostro strumento e fate in modo che le vibrazioni sfiorino l’anima. Non pensate al successo, la musica è libertà. Bisogna solo lasciarsi andare e riuscire ad emozionare chi vi ascolta. Per questo genere di emozioni abbiamo fondato la band e siamo fieri di aver sempre suonato musica sincera.


  8. Come vi siete evoluti come musicisti e come band nel corso degli anni?

    Nel tempo, il nostro stile ha subito una notevole evoluzione, come è normale che sia, e il nostro repertorio attuale presenta brani più complessi e strutturati, con influenze che vanno dalla psichedelia alla musica elettronica. I primi lavori erano più d’impatto e meno ricercati rispetto a quelli di oggi, sia nei suoni che nelle composizioni. Nel corso degli anni ci siamo raffinati. Sicuramente ha influito il fatto che, oltre ad essere migliorati molto come musicisti, siamo cresciuti come persone.


  9. Parlateci del nuovo album.

    Il nostro nuovo album si chiamerà “Lost in Space”. In questo lavoro abbiamo riflesso l’incertezza che stiamo vivendo in questo periodo storico. L’avvicendarsi di pandemie, guerre e cambiamenti climatici ci ha reso vulnerabili e ci proietta in uno stato di smarrimento. Metaforicamente parlando, ci fa sentire un po’ come persi nello spazio. Dal punto di vista musicale, c’è stata una notevole maturazione. L’aver registrato al Busker Studio sotto la supervisione di un produttore esperto come Fabio Ferraboschi ci ha aiutato ad esplorare nuovi orizzonti musicali. Siamo molto soddisfatti di questo lavoro e non vediamo l’ora di farvelo ascoltare.


DISCOGRAFIA

SIMONE CARNAGHI SPECIALE INTERVISTE


RISING STARS INTERVISTE: SPECIAL GUEST SIMONE CARNAGHI


INTERVISTA: DIETRO LE QUINTE

Quarantaduesimo appuntamento con Rising Stars Speciale Interviste (SIMONE CARNAGHI), il salotto dedicato agli artisti e alle band indipendenti, curato da Arianna Rebel!

L’ospite di oggi, all’interno del nostro format, è SIMONE CARNAGHI che ci propone il suo nuovo concept album MANKIND.

Arianna Rebel, con la sua contagiosa allegria e un sorriso sempre pronto, si addentra in un mondo di storie sempre diverse, ma unite da una sola passione: quella per la musica. Attraverso le sue parole, ci svela i progetti, le gioie e le fatiche di artisti, visionari e sognatori, che con la loro arte abbelliscono e arricchiscono il panorama musicale.
La produzione è curata Ark.

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BIOGRAFIA

“Mankind” è il terzo e nuovissimo album del musicista/insegnante polistrumentista e
compositore Simone Carnaghi e, nello specifico, è il secondo album della discografia del suo progetto It Will Last.
Come è già avvenuto per i precedenti album di Simone, “Mankind”, il successore di
“Nightmares in daylight” prodotto dallo stesso Simone e uscito nel 2021 per l’etichetta “Wanikiya Record”, è il frutto esclusivo di un’unica mente, la sua.
Questa è la principale peculiarità dell’album.
Simone si è infatti occupato di tutto l’album da vero “one man band”:
-composizione e arrangiamento di tutti i brani (musiche e testi).
-esecuzione e registrazione di tutti gli strumenti per tutti i brani dell’album (chitarre elettriche e acustiche, basso, batteria).
-oltre a questo, la novità per questo album è quella di essersi dedicato oltre a tutto il resto anche a tutte le voci soliste.
Essendo un album molto personale, Simone è stato spinto dal forte desiderio di cantare tutti i suoi testi immergendosi totalmente nel suo progetto “It Will Last” e
consolidando così l’idea di “one man band”.
-intera produzione dell’album, registrazioni, mix, mastering presso il suo studio di registrazione privato con sala prove/sala corsi a Rescaldina
(Mi).
Unicamente per i cori, essendo Simone molto appassionato di questo elemento all’interno della musica, oltre alle sue backing vocals, hanno partecipato ai cori (per avere a disposizione timbri vocali differenti), anche altre tre persone, fra cui, sua moglie Maria (come per il precedente album), Daniel Reda (ex cantante solista su “nightmares in daylight”) e infine, un suo altro caro amico cantante Simone Delcuratolo.
“Mankind” è il risultato di tanta passione per la musica e, nello specifico, heavy metal e hard-rock con influenze progressive.
Tante sono le influenze musicali di Simone, a partire dagli adorati Iron Maiden del periodo d’oro anni ottanta, Savatage, Judas Priest, Stryper, Dokken, Rush e molti
altri ancora.
Oggigiorno, dopo tutti questi anni, inventare qualcosa di nuovo in ambito musicale, è diventato ben difficile, è già stato sperimentato praticamente quasi tutto.
“Mankind” rappresenta per Simone, la ricerca e la scelta di elementi presenti nella musica heavy metal/hard rock, e non solo, a lui tanto cari e apprezzati.
Questi vari elementi sono stati rivisitati con la sua idea musicale, cercando di regalare un tocco di personalità ai brani e, soprattutto cercando di evitare di seguire qualunque tipo di “trend/moda”.
“Mankind” parla dell’egoismo dell’essere umano, in tutte le sue forme, nei confronti degli altri e del mondo in cui viviamo.

Tutto ciò porta a delle tristi conseguenze che tendono a peggiorare sempre più ogni anno che passa.
Basterebbe davvero poco, anche i gesti più piccoli potrebbero davvero migliorare tante cose.
Il messaggio di Simone nelle sue canzoni è forte, è un album pieno di emozioni.
Nonostante tutto il tema della speranza è comunque sempre presente.
Simone Carnaghi è un musicista polistrumentista (basso/chitarra/batteria), compositore/arrangiatore, nonché docente di basso, batteria, chitarra e musica d’insieme con esperienza di insegnamento pluriennale (dal lontano 2006).
La sua grande passione per la composizione iniziò prestissimo e dopo le prime varie demo a inizio 2000, nel 2011, venne pubblicato il suo primo album da polistrumentista intitolato “Slender Hopes”.
Questo progetto era piuttosto diverso dalle attuali composizioni di Simone per i suoi album “It Will Last”, tuttavia fu una grande fonte di ispirazione e l’inizio di un
percorso ambizioso da un punto di vista musicale, volendosi occupare da subito in totale autonomia di tutte le composizioni, registrazioni strumenti e non solo.
Il progetto “It Will Last” prende vita alla fine del 2018 “Nightmares in Daylight” (2021) è stato il primo cd-album “It Will Last” .
L’intero album è stato scritto, suonato (tutti gli strumenti), registrato, mixato e… masterizzato da Simone nel suo studio privato a Rescaldina (Mi).
“Nightmares in Daylight” è un concept album che parla di aspetti che stanno lentamente “consumando” il mondo in cui viviamo.
A distanza di pochi anni ecco il nuovo concept album “Mankind” il prosieguo e soprattutto l’evoluzione del precedente “Nightmares in daylight”, soprattutto nelle
musiche, è infatti un album molto articolato, mai scontato, piuttosto imprevedibile nella struttura e arrangiamento dei vari brani. E’ un album che richiede più ascolti,
essendo pieno di particolari. E’ consigliato anche un buon ascolto in cuffia per beneficiare al meglio dell’effetto di stereofonia di questo album.
Al momento il progetto” It Will Last” non prevede di essere portato sul palco, ma…
il resto della storia è ancora da scrivere…

 Simone Carnaghi Intervista e Biografia
Simone Carnaghi Intervista e Biografia

RECENSIONE
a cura di Nicola Morini

“Mankind” è il nuovo e terzo album in studio di Simone Carnaghi, firmato a nome del suo progetto, It Will Last, firma storica dell’autore.

Carnaghi si conferma in quest nuova avventura un sempre più abilissimo polistrumentista, e si dimostra pure un perfetto arrangiatore, per essersi occupato interamente anche delle registrazioni e del mix e mastering dell’album.

Un “one man band”, chitarrista, bassista, batterista ed anche voce solista dei suoi brani; brani senz’altro legati dalle tematiche e da un disegno premeditato in studio, hanno dato luce a un vero e proprio concept album.

Con la opening track strumentale “Listen in silence”, eseguita per chitarra acustica amplificata (l’autore, infatti, col titolo ci invita a sedersi comodi e gustarsi in silenzio la traccia), Carnaghi introduce il primo brano dell’album: “Violence is not the key”, un incalzante brano che denuncia l’ingiusta e soffocante violenza della guerra. L’autore, infatti, vuole in questo album portare all’estremo, in ogni brano, ogni caratteristica marcia e autodistruttiva della società odierna, aspetti umani che stanno consumando il mondo in cui viviamo. Segue, infatti, la title track dell’album, “Mankind”, che prosegue sulla scia della critica all’individualismo umano, al centro delle discordie sociali. L’io narrante non si vuole identificare in una società individualista ed ormai tendente all’alienazione, come raccontato in “Sound of desolation”.

In questi brani non può non saltare all’orecchio la vicinanza sonora con gli Iron Maiden, ed in generale con le vibes metal anni ’80, sia power, che trash, che soprattutto progressive, udibile soprattutto negli stacchi strumentali, che rende più originali e ricercati i brani dell’autore, in un mondo dove molta musica volge all’essere commerciale e mainstream. Infatti Carnaghi è cresciuto principalmente come bassista e chitarrista metal, prendendo spunto e studiando da Iron Maiden, Dokken, Rush, specie per le parti prog; non mancano gli spunti da batterista, sempre dagli Iron Maiden, per le ritmiche sempre in continua evoluzione; non mancano nemmeno le ispirazioni come cantante ai Savatage per i cori, o in alcuni momenti alla voce di Hatfield dei Metallica, per la solista.
Nel frattempo l’album prosegue addentrandosi sempre più nelle macchie individualiste e menefreghiste dell’essere umano, quali l’assenza di rispetto per l’ambiente, l’egoismo e l’invidia; hanno come dato vita a una nuova generazione di mostri, concetto espresso in “The new generation” e nella seguente “Haters”.

C’è una figura che può riportare l’uomo sulla retta via della giustizia e dell’armonia? L’io narrante si pone questa domanda ed ecco che nel brano “Signs” lei compare sul cammino, e può fare da faro e guida per salvare l’umanità. Nonostante l’autore continui a mettere in scena le peggio oscenità che l’uomo può fare in questa società, come anche la mancanza di meritocrazia, concetto espresso in “Lost meritocracy”, c’è un messaggio di speranza; lei torna e questo messaggio di speranza e pace prova a farsi strada nella ballad “Only lies”, e nell’ultimo brano, “Sad solution”, lunga traccia piena di parti progressive metal, che volge questo lungo e arduo viaggio ad una Non-Fine. Questo proprio per lasciare un seme di speranza nell’umanità, proprio come l’autore vuole fare da più di dieci anni di discografia, con il nome da lui scelto per il progetto, “It will last”, ossia “durerà”.



INTERVISTA PER ROCKANDWOW
a cura di Arianna Rebel

Nel salottino virtuale dedicato agli artisti di Rising Stars, la redazione di Rockandwow ha accolto un ospite molto talentuoso: SIMONE CARNAGHI.
In questa speciale intervista, l’artista ci ha rilasciato due gemme: una sotto forma di registrazione audio e l’altra tramite parole scritte. Un doppio incontro con la sua musica e la sua anima, che ci porta in un viaggio attraverso note ed emozioni.

  1. Come hai scelto il nome del tuo progetto/band?

    Inizio subito con un saluto a tutti voi di RockAndWow e un ringraziamento per lo spazio che mi è stato dedicato. Mi presento brevemente: sono Simone Carnaghi, compositore/arrangiatore, musicista e insegnante polistrumentista (basso, batteria, chitarra) da molti anni.

    Tutto è partito con il mio primo album da polistrumentista, “Slender Hopes” (2011), nel quale erano contenute due canzoni a cui ero particolarmente affezionato, tra queste “It Will Last”. I due brani furono per me fonte di ispirazione per il mio nuovo progetto e vennero quindi da me riarrangiati e poi incisi nel primo album “It Will Last – Nightmares in daylight” (2021). “It Will Last” significa “durerà” e per me rappresenta speranza. Il nome può assumere due significati completamente opposti: “It Will Last” come interrogativo, oppure come esclamazione. La risposta è dentro di noi, nei piccoli gesti quotidiani. Siamo noi ad avere il potere di migliorarci, stare bene e far star bene le persone a noi vicine.


  2. Quali sono le tue principali influenze musicali e come le incorpori nel tuo stile?

    Le mie influenze musicali sono numerose. Sono un collezionista di musica fin dall’età di 14 anni, quando acquistai la mia prima chitarra elettrica e decisi di immergermi nel meraviglioso mondo della musica.
    La mia band preferita è sempre stata la leggendaria Iron Maiden, specialmente durante il loro periodo d’oro negli anni ’80. Senza dubbio, sono una delle mie maggiori influenze musicali.

    In generale, preferisco il sound degli anni ’80, seguito da quello degli anni ’70. Ci sono molte band che stimo e ascolto sempre con piacere, tra cui: Judas Priest, Dokken, Stryper, Savatage, Rush, Goblin, Wishbone Ash, Survivor, Foreigner, Journey e Pride of Lions. Potrei continuare all’infinito a elencare band e artisti.

    Il genere di musica che propongo con il mio progetto, It Will Last, si ispira a certe sonorità degli Iron Maiden, arricchite da influenze più progressive, cori robusti e un sound deliberatamente diverso dal metal attuale, che tende a rievocare gli anni ’80.



  3. Cosa ti ispira a scrivere le tue canzoni e quali sono i temi ricorrenti nei tuoi testi?

    Questa domanda mi piace assai! Il processo compositivo di un artista è in genere abbastanza complesso. Nel mio caso, cerco di pensare da subito a un filo conduttore fra musiche e testi; di conseguenza, cerco di realizzare un concept album. “Mankind” è il mio terzo concept album da polistrumentista.

    L’ispirazione è una cosa difficile da spiegare… in genere, quando decido di comporre (nei pochi ritagli di tempo che la giornata lavorativa consente), mi metto al computer e provo a scrivere su spartito le mie idee, che vengono elaborate sempre di più. Sono molto esigente con me stesso in tema di arrangiamento, non mi piace lasciare nulla al caso.

    Essere polistrumentista ti permette di avere una visione completa del brano che stai componendo, permettendoti di curare in autonomia una marea di particolari che l’ascoltatore finale potrà scoprire facendo più ascolti della mia musica. Può così crearsi un effetto sorpresa mano a mano che ti addentri nelle mie composizioni. I miei brani non sono commerciali, ma piuttosto elaborati e richiedono più ascolti. Cerco sempre di far sì che l’ascoltatore non possa prevedere cosa succederà fra una sezione e l’altra dei miei brani. Mi piace l’effetto a sorpresa. I testi sono molto personali; “Mankind” è la continuazione e l’evoluzione di “Nightmares in daylight”. Ogni mio testo racconta di un aspetto che sta consumando il mondo in cui viviamo, fra cui: egoismo, invidia, mancanza di meritocrazia, violenza, indifferenza nei confronti dell’ambiente, maleducazione e molto altro ancora.

  4. Come descriveresti il tuo processo creativo?

    Come anticipato nella precedente domanda, il mio processo creativo parte dall’idea di un concept e si sviluppa in varie fasi compositive.

    Parto sempre dalla musica; tuttavia, anche senza un testo nell’immediato, penso già al titolo della canzone che servirà per ispirarmi nella composizione.

    In genere, cerco di comporre senza alcuna fretta; devo essere sempre totalmente convinto di quello che sto facendo e di ciò che ascolto di conseguenza.

    Se sbagli un arrangiamento, rischi di rovinare un brano che potrebbe essere bello. Impiego diversi mesi, a seconda dell’ispirazione, per la stesura delle musiche. La mia fortuna è quella di essere un musicista polistrumentista e insegnante. Non a caso, ho scelto tutti gli strumenti principali presenti in una band: basso, batteria, chitarra. Ciò mi permette di lavorare a 360 gradi in autonomia sulle mie idee e di poterle concretizzare con il mio personale gusto musicale; è un lavoro lungo, ma regala tante soddisfazioni. Una volta ultimata la struttura di un brano e averlo arrangiato, mi concentro sulla linea vocale e, una volta ultimata, procedo alla stesura del testo in inglese.

    Per quest’ultimo album, nello specifico, oltre a tutto il resto, ho anche deciso di cantare io, perché volevo immergermi totalmente nel progetto, essendo molto personale.

    La musica che stai ascoltando è stata infatti totalmente realizzata, suonata, cantata e registrata nel mio studio unicamente da me.

  5. Come hai sviluppato il tuo suono distintivo e come lo descriveresti?

    Credo che il sound del mio progetto “It Will Last” sia particolare.

    Ovviamente, umilmente parlando, posso dire che oggigiorno sia stato già provato praticamente tutto in ambito musicale; di conseguenza, inventare qualcosa di nuovo non credo sia ancora possibile. Chissà… magari mi sbaglio…

    Quello che posso dirti con certezza è che “It Will Last” va volutamente contro a qualsiasi tipo di “trend”. Non mi sono mai piaciute le mode.

    Alcuni elementi che mi contraddistinguono rispetto a gran parte del metal moderno che siamo abituati ad ascoltare sono:

    Un sound che tende a “tornare al passato”.
    Non utilizzo suoni di chitarra iper distorta e, in generale, evito shredding sfrenato nelle mie composizioni. Per me, gli assoli di chitarra devono poter anche essere cantati, possibilmente il più espressivi possibili; tecnica assolutamente sì, ma sempre con gusto. Nei miei brani sono sempre presenti due parti di chitarra ben articolate e ben distinte fra loro e registrate in stereofonia (una per lato).
    Per scelta personale, ormai da molti anni, non gradisco più ascoltare e suonare parti di doppio pedale/doppia cassa sulla batteria. Ho sempre ammirato la volontà e la maestria di Nicko McBrain degli Iron Maiden nel suonare solo con un pedale singolo e con tale tecnica e gusto. Lui e diversi altri batteristi con quelle caratteristiche sono stati per me fonte di ispirazione e ho riscontrato in me questa affinità. Ebbene sì, nei miei album “It Will Last” ho suonato la batteria utilizzando il pedale singolo della cassa, che mi ha permesso di creare soluzioni batteristiche particolari contro tendenza.

    Il basso (mio strumento live principale) lo adoro e, nei miei brani, credo sia la colonna portante. Le linee di basso nei miei brani caratterizzano molto il mio sound e sono sempre piuttosto in evidenza. Un altro aspetto che caratterizza i miei brani sono sicuramente le numerose parti di voce nei cori; mi piacciono molto.

  6. Qual’è il tuo consiglio per le giovani band che stanno iniziando la loro avventura musicale? 

    Credo che il consiglio più grande che mi senta di poter dare alle giovani band sia quello di affrontare la musica e la vita in generale con umiltà. Abbiamo sempre qualcosa da imparare da chiunque, e non dobbiamo mai dimenticarlo.

    Se ci sentiamo arrivati, è la fine.

    Per me, la musica rappresenta la mia professione da tantissimi anni; insegno basso, batteria, chitarra, musica d’insieme e teoria dal 2006.

    La composizione e la produzione dei miei album personali rappresentano invece la mia passione. Ho 44 anni e le mie avventure nella musica continuano, di questo sono davvero felice.

    Credete sempre nei vostri sogni: la musica è vita, godetevi ogni istante.


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