JOAN BAEZ BIOGRAFIA

JOAN BAEZ BIOGRAFIA. Cantante, pittrice, ma soprattutto voce immortale della protesta e della controcultura americana è un’istituzione della musica americana e dell’attivismo politico, nonchè icona pacifista per eccellenza.
JOAN BAEZ BIOGRAFIA Cantante, pittrice, ma soprattutto voce immortale della protesta e della controcultura americana è un’istituzione della musica americana e dell’attivismo politico, nonchè icona pacifista per eccellenza.

ROCK USA


LE BALLATE PER LA LIBERTÀ

JOAN BAEZ BIOGRAFIA. Ballate e diritti civili, questi i cardini sui quali la cantante ha costruito la sua mitologia sin dagli anni ’60. Cantante, pittrice, ma soprattutto voce immortale della protesta e della controcultura americana: Joan Baez è un’istituzione della musica americana e dell’attivismo politico, è l’icona pacifista per eccellenza. Una donna straordinaria, ancor prima che grande artista, capace di cambiare il mondo, nel suo piccolo, semplicemente con le canzoni e la forza dei fatti, che vanno sempre oltre le parole.

Se dovessimo dare volto, corpo e voce agli anni ’70, la scelta cadrebbe solo fra due artiste straordinarie: Janis Joplin e Joan Baez. Purtroppo Janis ci ha lasciato troppo presto, ma Joahn è colei che ha saputo conquistarsi un ruolo fondamentale, in America e non solo. E’ colei che ha incantato il mondo con il suo particolarissimo stile vocale e la sua chitarra. Quindi, catalogarla solo come una cantautrice, sarebbe assolutamente riduttivo.

L’USIGNOLO DI WOODSTOCK

Dopo un’esibizione al Newport Folk Festival del 1959, ottenne il suo primo contratto con la Vanguard Records. Debuttò così nello stesso anno con il suo primo eponimo, una raccolta di ballate folk e blues. Il suo primo vero successo fu però, il disco seguente, Joan Baez, Vol. 2, uscito nel 1961 e arrivato al disco d’oro. Tra le canzoni più importanti di questa sua prima fase di carriera, c’è “There but for Fortune”, entrata nella top ten del Regno Unito nel 1965.
Culmine della sua carriera, di cantautrice impegnata, fu l’esibizione al Festival di Woodstock nel 1969, evento che le regalò la fama a livello planetario. E’ proprio in questo memorabile concerto che venne soprannominata “l’usignolo di Woodstock”.

ICONA DEI DIRITTI CIVILI

In poco tempo, Joan divenne uno dei simboli della lotta per i diritti civili. Affiancò, il suo amico, Martin Luther King, per la protezione degli studenti afroamericani in Mississippi. Lo seguì anche nella storica marcia su Selma, in Alabama, dove tenne un concerto per intrattenere i manifestanti che si erano accampati per la notte. La sua “We Shall Overcome” divenne l’inno ufficiale delle proteste studentesche. Fra un concerto e una manifestazione, nel 1961, incontrò anche un giovane e ancora semi sconosciuto, Bob Dylan, per il quale perse la testa. Gli anni ’70 furono per la cantante, un full immersion nell’attivismo politico e sociale, questo, ovviamente, si ripercosse anche nella sua musica. Come ad esempio il brano “Here’s to You”, dedicato a due attivisti anarchici italiani giustiziati nel 1927. Oppure, “Where Are You Now, My Son?”, Ep di 23 minuti cantato e recitato, che racconta l’avventura di Joan Baez in Vietnam.

JOAN E BOB

La storia più chiacchierata della sua vita fu quella con Bob Dylan. I due ebbero una relazione sentimentale dal 1962 al 1965. Si conobbero nel 1961, quando lei era già la Regina del Folk, mentre Bob solo un giovane di belle speranze. L’incontro, nato come una semplice amicizia e stima professionale, presto si tramutò in amore. I due condivisero numerosi palchi e duetti, cantando classici come “When the Ship Comes In” e le prime composizioni di Dylan, inclusa la leggendaria “Blowin’ in the Wind”.

La relazione però non era destinata a durare: infatti i tour in giro per il mondo e il caratteraccio di Bob, minarono piano piano la relazione. Nel 1965, Dylan, scaricò senza preamboli Joan per la coniglietta di Playboy e futura moglie, Sarah Lownds. I due si riappacificarono nel 1975 e partirono nuovamente in tour, esibendosi insieme anche nel mitico tour Rolling Thunder Revue. Nella stesso anno, Joan, gli dedicò una delle sue canzoni più belle, “Diamonds and Rust”. Quest’ultima, colma di struggente malinconia: «Sì, ti ho amato teneramente. E se mi stai offrendo diamanti e ruggine, ho già pagato».

IL RAPPORTO CON L’ITALIA

Dopo la fine del rapporto con Dylan, Joan sembrò in qualche modo rinascere e, tra una battaglia e l’altra, scoprì anche l’amore per l’Italia. Nei suoi concerti, cominciò a cantare brani pacifisti italiani. Tra i tanti, ricordiamo “Un mondo d’amore” e “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” di Gianni Morandi.
Poi, nel 1971, insieme a Ennio Morricone compose la hit “Here’s To You”, che accompagnava il film di Giuliano Montaldo Sacco e Vanzetti. Nel corso degli anni, Joan, cantò splendidamente anche brani come “La canzone di Marinella” di Fabrizio De André e non meno importante, fu l’esibizione in numerosi concerti benefici per Gino Strada e la sua Emergency.

JOAN BAEZ OGGI

Al soffio delle 80 candeline, Joan Baez ha deciso di appendere definitivamente la chitarra al chiodo incidendo l’ultimo album, “Whistle Down the Wind”.
L’ultimo ed emozionante tour è stato bloccato dal Corona Virus, ma non le ha impedito di esibirsi comunque, direttamente da casa sua.
Joan è ora un’affermata pittrice, che continua a combattere, a colpi di pennello e chitarra, le sue battaglie per i diritti civiIi, soprattutto su Instagram.

CURIOSITÀ JOAN BAEZ BIOGRAFIA

Lo sapevate che…

– Joan Baez è alta 1 metro e 66.

– Il suo soprannome è l’usignolo di Woodstock.

– Cosa c’entra Joan Baez con Steve Jobs? I due ebbero una relazione tra gli anni Settanta e Ottanta.

– Joan è diventata, sul finire degli anni Sessanta, un’icona del pacifismo e della lotta per i diritti civili.

– Era amica di Martin Luther King.

– Nel corso della sua vita ha lottato anche per i diritti della comunità LGBQT e per la causa ambientalista.

– Ha fatto conoscere al mondo, con una sua interpretazione, un classico di Gianni Morandi, “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”.

– La sua famiglia ha origine messicana per parte di padre, scozzese per parte di madre.

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CARL PERKINS

Carl Lee Perkins: un'artista che, anche se ha accompagnato innumerevoli volte il "man in black", si merita un posto tra le leggende del panorama musicale.
Carl Lee Perkins: un’artista che, anche se ha accompagnato innumerevoli volte il “man in black”, si merita un posto tra le leggende del panorama musicale.

ROCK USA


CIGAR BOX

Chi è stato Carl Lee Perkins? Cantante, compositore e chitarrista, fu pioniere del genere rockabilly e rock’n’roll. In questo articolo, parleremo di un’artista che, anche se ha accompagnato innumerevoli volte il “man in black”, si merita un posto tra le leggende del panorama musicale.

È annoverato tra i pionieri dello stile che ha sconvolto il XXº Secolo: il Rock and Roll. La sua prima “chitarra” fu una “cigar box”, che gli fece suo padre, con una scatola di sigari e un manico di scopa. Era il massimo che una famiglia, impegnata nei campi di cotone del Tennessee, potesse permettersi. Più tardi prese in mano la sua prima vera chitarra e iniziò il suo viaggio musicale con i suoi fratelli.

MILLION DOLLAR QUARTET

Ha fatto parte del gruppo di artisti della celeberrima Sun Records, di Sam Philips, quindi del cosiddetto Million Dollar Quartet.
Infatti arrivò a Memphis, attirato dalla voce di un ragazzo di nome Elvis Presley, che ebbe la fortuna di conoscere presto. Divennero amici ed incisero insieme, dando vita alle celebri registrazioni del leggendario “Million Dollar Quartet”, insieme a Johnny Cash e Jerry Lee Lewis.

BLUE SUEDE SHOES

Il suo maggior successo, “Blue Suede Shoes”, è particolarmente conosciuta, nell’immortale interpretazione di Elvis Presley. Pochi sanno però, chi l’abbia scritta e quanto il suo autore sia importante nella storia della musica americana e non solo.
Carl Perkins, alfiere del rockabilly, pregiato autore e performer, raggiunse la fama componendo “Blue Suede Shoes”, canzone che fece saltare le classifiche del 1956, l’anno di maggior successo commerciale del rockabilly.


Il brano ha venduto milioni di copie, ed è uno dei successi più duraturi della musica popolare americana.
Fu anche il primo singolo della Sun Records, a vendere un milione di copie.
All’inizio, però, le vendite stentarono a decollare e fu solo grazie alla presenza fissa di Perkins, al Big D Jamboree,
a dare la svolta, tanto che i negozi di dischi, cominciarono ad essere presi d’assalto da giovani e meno giovani.

Masse di persone che cercavano, tra le pile di dischi, quel 45 giri dedicato alle scarpe scamosciate.
A tal proposito, Perkins, raccontò, che una sera del dicembre del 1955…
andò a divertirsi in un club della sua città, e notò un ragazzo con scarpe di camoscio blu, che ballava con una bella ragazza. Ad un certo punto, lui le disse di non calpestargli le scarpe scamosciate. Era davvero un pazzo agli occhi di Perkins: con quello schianto al suo fianco, si preoccupava delle scarpe!
Tornato in albergo, Perkins non perse tempo e buttò giù il testo di “Blue Suede Shoes”. Non avendo altro, annotò le parole su un sacchetto delle patate e, prendendo come incipit i versi di una filastrocca, scrisse il suo maggior successo.

FIGURA CHIAVE

In mezzo secolo di carriera, Carl Perkins, non ha mai smesso di suonare quel Rock and Roll primitivo che ha affascinato una generazione intera. Soprattutto lo ha reso una delle figure chiave per l’esplosione del Rock and Roll, insieme al suo grande amico, Elvis Presley.
È stato una figura fondamentale, nella formazione di artisti, che hanno definito i canoni del rock moderno e contemporaneo.


Oltre aver suonato al fianco di Elvis Presley, suonò anche con Chuck Berry, Jerry Lee Lewis, Johnny Cash, Bob Dylan e dei Beatles.
Paul McCartney” affermò: “Se non ci fosse stato lui, i Beatles non sarebbero mai esistiti”, rimarcando l’importanza capitale che Perkins ricoprì, nel passaggio di consegne, tra il rock and roll delle origini e la moderna musica popular.
Fu nominato tra i 100 migliori chitarristi di tutti i tempi dalla rivista Rolling Stone.

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